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Tratto da

Ricordi di una fanciullezza

Autore

Giulia Fabbri

Tempo di lettura

5 minuti

Il ricordo dell'estate del '44

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La Pieve
Oggi che sono "grande" però, é facile per me tornare nei miei luoghi, nei miei angoli preferiti e se non c'é nessuno che mi accompagna non importa, ho la mia memoria e sò dove voglio sostare...

In quella Piazza c'era un mondo, il piccolo grande mondo dei miei pochi anni. Era grande la Piazza e potevo accontentarmi se conteneva tutto, ma allora perché sognavo di varcarne i confini per potermi incantare nella vetrina dei balocchi della Clotilde? C'erano pochi metri da fare, ma io così piccola non potevo farli da sola e non sapevo chiederlo ai "grandi" e poi ... non c'era nessuno a cui chiedere. Oggi che sono "grande" però, é facile per me tornare nei miei luoghi, nei miei angoli preferiti e se non c'é nessuno che mi accompagna non importa, ho la mia memoria e sò dove voglio sostare... Voglio tornare al lavatoio del mio Paese dove le donne lavavano i panni con un pezzo di sapone che era troppo grande per le mie piccole mani e che spesso scivolava nell'acqua anche dalle mani più grandi rattrappite dal freddo. Sento ancora i brividi di umido che mi scorrevano nella schiena mentre guardavo le donne che, chine sulle pietre levigate dall'uso dei loro saponi, stropicciavano con forza i grossi lenzuoli e li torcevano. C'era un ordine gerarchico nella disposizione dei posti che tutte le donne rispettavano. Quelle che sciacquavano, (guardate con una certa invidia da chi era ancora all'insaponatura) avevano diritto ad essere le prime della fila, in modo da cogliere l ' acqua ancora pulita nel suo sgorgare. Quell'acqua veniva dall'Alcione? Credo di sì, vista la posizione del lavatoio a nord del Paese. Com'era ricco d'acqua il mio paese! Voglio sostare un momento alla Fonte di Mignone per assaporare il gusto di quell'acqua fresca che mi riempiva la bocca con il suo getto troppo grande e vigoroso. Come disseta quest'acqua senza cloro! sà di muschio ed è buona come la terra che le fa da culla. Come potrei non sostare sul greto del Tevere? qui ci sono piccoli sassi bianchi dove appoggiavo i miei piccoli piedi per arrivare a stendere il fazzoletto bianco nell'acqua trasparente, e poi chiuderne lestamente le cocche quando qualche pesciolino di passaggio vi era rimasto imprigionato. C'era un ciuffo di giunchi nel greto del fiume, dalla parte dove calavano i muretti delle terrazze, che nella mia fantasia appariva come una fitta boscaglia piena di cose misteriose e forse anche popolata da serpenti. Si pescava con il fazzoletto ma anche con le mani, spostando i sassi alla ricerca dei pesci più grossi. Un altro gioco era quello dei venditori, esponendo al sole per la cottura la nostra merce: panetti di burro e sfilatini di pane fatti di mòta impastata con l'acqua che, esposti al sole rispondevano al nostro desiderio di somigliare agli originali....Una piccola sosta voglio farla al Mulino che è per la strada della Fonte di Mignone e dove, la polvere bianca della strada e la farina bianca si confondono fra loro in un ricordo sfocato della figura del Mugnaino.

[...]

 

Passeggiando per il Paese, piano piano per non svegliare o infastidire nessuno, sostando dove il mio ricordo si fà più vivo sento che esiste uno stretto legame fra le cose vissute da bambino e le cose che conosci da "grande".

Una piccola sosta al Cimitero mi sembra doverosa, con la sua fila di cipressetti, i suoi lumini accesi e che il vento alita, l'odore penetrante di fiori appassiti e crisantemi mi trovano pensierosa oggi come allora ... qui si fa silenzio! Non posso escludere dai miei ricordi tutto quello che é tristezza e sofferenza però. Oggi, come allora .....C'era anche l'ospedale, vicino alla Chiesa della Madonna dei Lumi, passato il Ponte Nuovo, anche se nella mia ingenuità di bambina pensavo che quel luogo non poteva riguardare nè me nè le mie persone care. Poi c'erano le prigioni in una stradina stretta vicino al Comune e mi dava tristezza l'inferriata delle sue finestre. Tutto lì. Passeggiando per il Paese, piano piano per non svegliare o infastidire nessuno, sostando dove il mio ricordo si fà più vivo sento che esiste uno stretto legame fra le cose vissute da bambino e le cose che conosci da "grande". Le prime le hai vissute, le altre più spesso le hai subite, ma tutte e due hanno una sola radice....E passeggiando, incontro il Comune, dove il babbo ha ricoperto una certa carica, non capisco ... vado avanti. La caserma dei Carabinieri mi ricorda quelli di Pinocchio. Il Ristorante "La Stella" mi fa ricordare La Natalina con due fossette profonde sulle guance rosate e paffutelle. Il negozio del Dezzi, l'orefice con suo figlio Mario che per poco non è diventato mio cugino. Vado ancora per il Corso a Sud del Paese e incontro la Ninetta nel suo negozio di frutta e qui mi fermo volentieri perchè le sue arance sono gustose e ... preziose. Se attraverso il Ponte Nuovo posso trovare la Chiesa della Madonna dei Lumi. Un attimo! Qui c'è un racconto, una storia che mi affascina. La Chiesa é stata costruita in questo luogo perchè vi furono viste delle fiammelle, dei lumicini, qualcosa di splendente insomma. L'immagine di questa Madonna, il santino ci veniva messo sotto il guanciale quando eravamo ammalati perchè il babbo la riteneva miracolosa e la venerava. Cammino e trovo il Donacato. Vi abita un cugino di mio padre. Una bella casa padronale con tanta terra attorno, orto e giardino. Ma quello che mi affascina è un alberello di corniole. Le piccole cose!