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Scheda di dettaglio

Autore
Nome cognome
Sergio Lenci
Data di nascita
1927
Sesso
m
Luogo di nascita
Napoli
Livello di scolarizzazione
Laurea
Mestiere/Professione
Architetto
Diario
Consistenza
pp. 251
Natura del testo
Dattiloscritto: 8 Integrazione
Tempo della scrittura
1982 -1987
Estremi cronologici
1980 -1987
Provenienza geografica
Napoli
Soggetti
Attentati politici Carceri Edilizia Medici Politica Processo Terrorismo Università
Parole chiave
Contestazioni studentesche Edilizia carceraria
Crediti immagine di copertina
Sergio Lenci

Sergio Lenci

Colpo alla nuca. Memorie di un sopravvissuto.

Obiettivo dei terroristi di Prima linea, Sergio Lenci, architetto specializzato nell'edilizia carceraria, il 2 maggio 1980 subisce un attentato. Nonostante un colpo di pistola alla nuca, sopravvive. E rimane con una pallottola nel cranio e un grande desiderio: capire le ragioni del terrorismo e il senso, se esiste, della violenza quale forma di lotta.

Sinossi

Sergio Lenci nasce nel 1927 a Napoli e studia architettura a Roma. Per le contingenze della vita si ritrova, a poco più di trent’anni, a vincere un bando per la costruzione di un edificio cercerario.  Da lì inizia la sua carriera e, in parte, la sua fama, legata a quell’architettura così particolare, quella penitenziaria, che sceglie semplicemente perché è l’unica possibilità che gli si presenta nel momento in cui si avvia alla professione.

A lui si deve, tra gli altri, il carcere maschile di Rebibbia, concepito con la volontà di rendere più umane le condizioni detentive, nel tentativo di creare un luogo che avrebbe potuto assumere i tratti di “una comunità terapeutica e non solo di un deposito di uomini privati di libertà”.  

Ma questa volontà gli vale una condanna a morte: alcuni membri di Prima Linea vedono nella possibilità di rendere più umane le carceri, il rischio di dissipare il malcontento dei detenuti e perdere dunque quella carica eversiva, tipica delle strutture detentive, fondamentale per mettere in atto la rivoluzione.

Così, il 2 maggio 1980, un commando armato di Prima Linea entra nello studio di Lenci con l’intento di giustiziare un «tecnico della controguerriglia».

Gli sparano un colpo alla nuca, al quale sopravvive.

Rimarrà con una pallottola conficcata nella nuca fino alla fine dei suoi giorni, nel 2001.

Vive per 21 anni con la traccia tangibile della violenza terrorista sotto pelle, un memento mori che lo porta ad interrogarsi fino all’ossessione sulle ragioni di quella condanna a morte. Cerca nella sua vita, che percorre a ritroso, le ragioni della scelta del suo nome da parte dell’organizzazione, ma non ne trova. E non troverà mai risposte alle sue domande, né tra i libri, né attraverso le indagini che svolge personalmente, né grazie ai colloqui che fa in carcere con i suoi attentatori, i quali non sanno fornirgli motivazioni precise, riconducendo tutto alla linea politica generale del loro gruppo di appartenenza di quel tempo, e rivelando di essersi basati su informazioni approssimative o errate.

 

Eppure Lenci non si può risolvere a pensare che tutta questa storia sia semplicemente un caso, segno dell’ignoranza, della tracotanza e della violenza della società che sta prendendo forma in quegli anni.  

 

In occasione del 9 maggio, il giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale, l’Archivio Diaristico vi invita alla lettura del diario di Sergio Lenci, vincitore del PREMIO PIEVE SAVERIO TUTINO nel 1987 e pubblicato nel 1988 da Editori Riuniti e nel 2009 da Il Mulino, all’interno della collana Storie italiane, con il titolo Colpo alla nucaMemorie di una vittima del terrorismo.