Autore
Gaetano CastelliAnno
2019 - 2019Luogo
Agrigento/provinciaTempo di lettura
9 minutiDa lecco a Porto Empedocle riavvolgendo il nastro della vita
LUNEDI 03 GIUGNO DA SANTA CRISTINA GELA A PRIZZI
La colazione preparata da Giovanni è decisamente la migliore da quando sono partito, abbondante caffè americano, succo di frutta, marmellata fatta in casa, pane tostato, crepes fatte al momento e una crema di ricotta che è la stessa che utilizza per fare il ripieno dei cannoli siciliani che naturalmente produce lui stesso. Giovanni mi dice che il cannolo fatto a Piana degli Albanesi si distingue dalle altre tipologie di cannolo siciliano per qualità, proprio perché utilizza solo la ricotta prodotta nel circondario ed è fatto ancora con metodi artigianali e per questo prende la denominazione di "cannolo di Piana degli Albanesi" ed è considerato il migliore di tutti i cannoli prodotti nell'isola. Mangio tutto con voracità per poi andare a preparare tutto il necessario per la partenza verso Corleone e Prizzi. Prima di lasciarci facciamo alcune foto; Giovanni ci tiene particolarmente perché da quando ospita i pellegrini, io sono il secondo che viaggia in bicicletta e pertanto vuole immortalarmi con il completo delle borse da viaggio. L'aria è tiepida e si preannuncia una giornata soleggiata. Guardo la cartina e capisco che inizierò una discesa di circa 1 Km che mi porterà a quota 500 metri, per continuare con una salita che mi porterà a quota 900 metri per poi scendere di nuovo a quota 550 metri dove si trova Corleone. Da Corleone inizierò nuovamente a salire fino a quota 900 metri per poi scendere ancora a 620 metri e affrontare l'ultima impegnativa salita che mi porterà a Prizzi, a quota 971 metri di altitudine. Mi viene il dubbio che con tutte le salite che mi aspettano esaurirò la carica della batteria prima di essere arrivato a destinazione e perciò mi propongo di fare una lunga sosta a Corleone e chiedere a qualcuno di mettermi in carica la batteria. Appena partito sento abbaiare dietro di me e vedo tre grossi cani che mi inseguono. Sono solo sulla strada e cerco di non farmi prendere dal panico. Mi vengono in mente le esperienze che ho avuto con i cani randagi che vagavano per le strade del mio paese quando ero piccolo e in particolare la consapevolezza che fuggire da un cane che manifesta cattive intenzioni nei tuoi confronti, oltre a essere inutile, è anche controproducente, perché per il suo modo di pensare, tu diventi una preda impaurita che cerca di scappare. Inevitabilmente quando si ha paura si emana un odore particolare che il cane riesce a percepire molto bene e che aumenta ancora di più la sua aggressività di cacciatore. Mantengo la calma, sbatto forte i piedi per terra e lancio contro di loro una pietra; il metodo funziona e i cani se ne vanno. Inizio la discesa che mi porta verso la provinciale per affrontare subito dopo la prima salita. La strada fortunatamente presenta pendenze accettabili ma è subito chiaro che mi sto inoltrando nella solita situazione di solitudine delle strade all'interno della Sicilia nella quale mi ero già trovato il giorno prima venendo da Palermo. Il paesaggio intorno a me è quasi desertico, le colline sono di colore marrone scuro, tipico dei posti dove piove poco, ma non riesco a capire se si tratta di coltivazioni di grano o terreno arido. Gli alberi sono rarissimi. Proseguo così per alcuni chilometri fino a scorgere un fitto bosco che è "l'oasi naturalistica del Bosco della Ficuzza" che si trova appena dopo il "Lago dello Scanzano", dove mi fermo per una breve sosta.
Dopo aver incontrato solo qualche automobilista di passaggio, verso le 11.00 arrivo a Corleone. La cittadina si estende quasi tutta in lunghezza e seguendo il corso principale si arriva nella parte antica che è un dedalo di vie lastricate risalenti al periodo Arabo Normanno. Visitando il paese rimango subito colpito dalle numerose chiese che incontro. Infatti, leggo nella Guida che Corleone è chiamata la città delle cento chiese. Mi inoltro lungo la strada che mi porterà alla chiesa di San Francesco. Alcuni ragazzi che ho incontrato in precedenza mi hanno detto che nei pressi di questa chiesa c'è un centro di vendita e riparazione di biciclette. Vorrei approfittare dell'occasione per sostituire le pastiglie dei freni, ma trovo il negozio chiuso. Nei paesi siciliani trovare qualcuno che possa riparare le biciclette non è semplice, in quanto la bicicletta è un mezzo usato pochissimo. In giro ho visto qualche ciclista con la bicicletta da corsa, ma nessuno con una normale bicicletta utilizzata per muoversi abitualmente nella vita di tutti i giorni. Quello che invece noto di più è l'utilizzo esagerato dell'auto, anche per spostamenti brevi e di conseguenza la presenza ovunque di ingorghi e di parcheggi selvaggi. Ritorno verso il centro del paese e passo davanti ad una vetrina, la sede della Lega Nord. Sul vetro sono appesi alcuni manifesti che raffigurano Alberto da Giussano con lo spadone alzato e la scritta "Salvini premier". Mi soffermo a riflettere che alle elezioni del quattro marzo in Sicilia la Lega Nord è stato il secondo partito più votato dopo il Movimento Cinque Stelle. Mi sforzo di comprendere le ragioni di questa improvvisa adesione ad un partito che fino a pochi anni fa considerava il meridione d'Italia come una zavorra da cui liberarsi. Non riesco a trovare un motivo valido perché mi rifiuto di credere che le politiche apertamente razziste della Lega Nord possano aver fatto breccia in un popolo che da sempre ha visto nell'emigrazione la soluzione ai propri problemi. Proseguo a piedi portando la bici a mano e arrivo verso la villa comunale dove sul cancello di recinzione vedo appeso uno striscione con le fotografie dei due giudici Falcone e Borsellino uccisi proprio dalla mafia Corleonese. Sotto la scritta "mafia, noi ne parliamo" è riportato il nome dell'associazione C.I.D.M.A. "Centro internazionale di documentazione sulla mafia e dell'antimafia". Provo un senso di conforto nel vedere questo striscione perché è la prova che esiste una società civile che si ribella alla cultura mafiosa che è il primo ostacolo per il miglioramento delle condizioni di vita di tutta la società. Arrivo in un bar e dopo aver preso un caffè chiedo aiuto alle proprietarie per caricare la mia batteria. Le signore che gestiscono il bar sono gentilissime e mi dicono pure di mettermi a sedere e aspettare che finisca il ciclo di ricarica senza farmi alcun problema. Sulle pareti del bar sono appese alcune locandine che raffigurano Marlon Brando che impersona Don Vito Corleone nel film "li Padrino". Un turista russo che beve il caffè è visibilmente affascinato dalle immagini e in uno stentato italiano dice che lui è venuto a Corleone per cercare i luoghi d'origine di questa storia che evidentemente deve aver visto in qualche film tradotto in russo. Rimane stupito quando sente dire che in paese non c'è mai stato alcun Vito Corleone e che tutto quanto è un'invenzione cinematografica. Ascoltandolo penso che alcuni film, magari senza volerlo, abbiano contribuito a mitizzare il fenomeno mafioso trasformandolo quasi in un fenomeno di costume italiano e siciliano in particolare. La verità, purtroppo, è che i danni sociali, economici e ambientali causati dal fenomeno mafioso hanno bloccato l'evolversi della società siciliana. Mentre aspetto, un cane randagio pastore maremmano si viene a stendere vicino a me, sembra innocuo e molto accaldato. Tutti i presenti, comprese le proprietarie del bar, lo ignorano. Ogni tanto qualcuno gli dà qualcosa da mangiare che lui accetta volentieri per poi tornare a sdraiarsi senza infastidire nessuno. E così ho la conferma definitiva che il randagismo, come l'esagerato traffico urbano e il parcheggio senza regole, sono fenomeni che non sono considerati un problema e quindi accettati da tutti. Verso le 14.00 riparto in direzione di Prizzi. Mi conforta vedere sul display del computer della bicicletta che la batteria è completamente carica perché mi trovo all'inizio di una salita con una forte pendenza. Lentamente lascio Corleone e uscendo dal paese vedo un susseguirsi di case costruite e non finite, tutte diverse l'una dall'altra e senza alcuna dignità estetica. Appare evidente come l'abusivismo edilizio sia molto diffuso e si concentri in particolare nelle periferie delle cittadine. Mi allontano sempre di più e torno a pedalare nel nulla, su una lunga strada in salita. Il paesaggio sembra sempre uguale, puntellato da rade colline scure che si susseguono continuamente.