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Autore

Gaetano Castelli

Anno

2019 - 2019

Luogo

Agrigento/provincia

Tempo di lettura

8 minuti

Da lecco a Porto Empedocle riavvolgendo il nastro della vita

Premetto di non aver mai fatto un viaggio da solo e di avere un pessimo senso dell'orientamento e, giusto per aggravare la situazione, decido di intraprendere questa avventura in bicicletta.

DA LECCO A PORTO EMPEDOCLE IN BICICLETTA LUNGO LA VIA FRANCIGENA


E finalmente arrivò il fatidico 8 Aprile 2019, il mio ultimo giorno di lavoro, esaurite le ferie pregresse, dal 1 ° di Maggio sono ufficialmente un pensionato. Da adesso in avanti avrò più tempo da dedicare a me stesso e quindi provo a realizzare il classico sogno nel cassetto. Da tempo rimugino un viaggio da solo, un po' avventuroso, uno di quei viaggi, per intenderci, dove devi basarti sulle tue forze fisiche e psicologiche, un viaggio liberatorio, alla scoperta di nuove situazioni, ma soprattutto per riequilibrare il mio io. Premetto di non aver mai fatto un viaggio da solo e di avere un pessimo senso dell'orientamento e, giusto per aggravare la situazione, decido di intraprendere questa avventura in bicicletta. L'idea iniziale era quella di partire da casa a Lecco, fare una sosta a Milano da mia sorella come prima tappa e proseguire il giorno dopo per Pavia e Orio Litta e qui dormire presso l'Ostello comunale della cascina San Pietro. Da Pavia avrei praticamente incrociato il percorso della Via Francigena che arriva da Mortara e quindi avrei potuto appoggiarmi alle strutture di accoglienza che ci sono lungo tutto il percorso che si conclude a Roma; da qui, tramite treno per Napoli e nave per Palermo, avrei attraversato la Sicilia per raggiungere il mio paesello natio, Porto Empedocle, per godermi il meritato riposo contemplativo insieme a mia zia Sara e ai miei amici d'infanzia. Comincio a pianificare, studio il percorso, compro cartine, guide, chiedo alle persone che hanno già fatto questa esperienza, alla fine mi convinco che è meglio dotarsi di una bicicletta a pedalata assistita e di un equipaggiamento adeguato, fatto di borse impermeabili e abbigliamento adatto per le diverse situazioni climatiche, dalla pioggia al freddo, al vento e al caldo della Sicilia. Il mio amico Lodovico, nonché presidente della nostra associazione LeccoCiclabile, mi propone di fare insieme una parte del percorso; a lui piacerebbe fare il passo della Cisa e poter arrivare a Lucca, per poi rientrare a casa in treno, in modo da essere presente alle imminenti elezioni europee del 26 Maggio, in quanto rappresentante di lista. Accetto volentieri la proposta anche se questo mi comporterà un cambio di programma e, pertanto, dopo una valutazione delle difficoltà del tracciato e il tempo a disposizione, penso sia meglio cominciare da Fidenza. In sintesi, le tappe insieme a Lodovico saranno: Fidenza - Medesano - Cassio - Pontremoli - Pietrasanta - Lucca. Da solo proseguirò per: San Miniato - San Gimignano - Siena - San Quirico D'Orcia - Radicofani - Bolsena - Sutri - Roma - Napoli - Palermo - Santa Cristina Gela - Prizzi - Porto Empedocle.

Cominciano i primi problemi la segnaletica che non è chiara e non capisco bene se seguire la Guida della Francigena in bicicletta, le indicazioni date dagli occasionali passanti, o GOOGLE MAPS che ti manda a fare altri giri.

DOMENICA 19 MAGGIO DA LECCO A MEDESANO

 

Partiamo Domenica 19 Maggio; a Lecco prendiamo il treno che ci porterà a Milano Centrale e poi un altro treno che ci porterà a Fidenza. Il tempo non si preannuncia favorevole; le previsioni danno pioggia, non solo per la giornata di domenica, ma anche per almeno altri dieci giorni. Non ci facciamo scoraggiare e partiamo lo stesso. Inizia sicuramente la giornata più brutta di tutto il viaggio. Il primo errore è la scelta dell'orario del treno, sarebbe bastato partire un'ora prima da Lecco per essere a Fidenza due ore prima, ma non importa, siamo positivi almeno apparentemente. Arriviamo a Fidenza alle ore 12,30 circa, con un viaggio pressoché tranquillo, una sosta al bar per un bicchiere di birra e un panino e subito ci mettiamo in marcia. Insisto nel voler fare strade secondarie, ho una gran paura di affrontare le strade statali, ma non valuto che il percorso si allunga e i dislivelli si fanno più marcati. Cominciano i primi problemi la segnaletica che non è chiara e non capisco bene se seguire la Guida della Francigena in bicicletta, le indicazioni date dagli occasionali passanti, o GOOGLE MAPS che ti manda a fare altri giri. Il risultato di questo mix letale è che continuiamo a sbagliare strada mentre il tempo peggiora sempre più ma la cosa che veramente mi destabilizza e che mi rendo conto che io, avendo una bici a pedalata assistita, faccio molta meno fatica di Lodovico che comincia ad accusare una stanchezza cronica che lo accompagnerà per buona parte del viaggio. Mi viene un certo senso di colpa, ho sbagliato l'orario del treno, ho sbagliato il tipo di tragitto, continuo a sbagliare strada. Poco prima di Medesano mi giro a guardare Lodovico e non mi accorgo che la ruota davanti è uscita dall'asfalto che delimita la strada e mi infosso nel canaletto laterale; faccio un tentativo di rimettermi in pista, ma il risultato è una caduta che mi fa sbattere il gomito sinistro per terra e anche la testa. Mi rialzo come stordito, il caschetto mi ha protetto la testa, ma il dolore al braccio è fortissimo. Una signora a passeggio con il cagnolino si offre di accompagnarmi in ospedale o di darmi aiuto, ma io continuo a fissarla senza parlare come pietrificato.

A quel punto dobbiamo assolutamente trovare un posto per passare la notte, non ci sono più le condizioni per proseguire.

Mi frullano in mente tante cose ... "forse ho preteso troppo da me stesso .... e se mi faccio male seriamente? ... e dopo quando sarò da solo come mi gestirò? .... e se mi perdo adesso come farò ad arrivare in Sicilia?" mi rendo conto che devo cambiare atteggiamento, devo essere più attento e meno pauroso, avere più fiducia in me stesso, ma soprattutto decidermi su quale tipo di percorso fare. Lodovico mi sostiene, è una persona formidabile, non mi fa pesare niente e pur essendo stanco morto mi dice di proseguire, facendo una sosta al primo posto adatto. Superiamo il paesino di Costamezzana e andiamo verso Medesano dove troviamo un bar e finalmente un po' di riposo, ma non facciamo in tempo a ripartire che un violento temporale si scatena. A quel punto dobbiamo assolutamente trovare un posto per passare la notte, non ci sono più le condizioni per proseguire. Consulto un elenco di luoghi di pernottamento e incappo in un posto definito "accoglienza povera", cioè l'oratorio Don Bosco che ha un dormitorio con 4 letti. Dopo indescrivibili vicissitudini per arrivare dal prete finalmente ci sistemiamo e ci accorgiamo di essere finiti in un posto piuttosto squallido, Lodovico è arrabbiato perché secondo lui questi posti non dovrebbero neanche essere proposti nella Guida, ma io l'ho visto come una salvezza e così non ho fatto caso allo sporco, al bagno che si allagava ogni volta che ci andavi, ma soprattutto alla puzza che ci ha "allietato" durante la notte. Con noi dorme anche una signora tedesca che viaggia a piedi, la quale ci dà subito l'impressione di essere molto a disagio perché teme di dover passare la notte da sola insieme ad uno sconosciuto ossia la persona che si occupa di gestire il dormitorio. La nostra presenza serve a tranquillizzarla; in tarda serata sopraggiunge il personaggio tanto temuto dalla signora, il quale silenziosamente si infila sotto le coperte vestito così come è, cominciando a russare rumorosamente e inondando la stanza di un "profumo" particolare che mi costringe ad alzarmi e aprire completamente le finestre malgrado non faccia caldo. Finalmente si fa giorno, ci prepariamo in fretta e salutiamo la nostra compagna di stanza che non se la sente più di continuare il cammino e che andrà in stazione a prendere un treno per tornare a casa. Lasciamo il posto con un certo senso di liberazione e riprendiamo l'avventura.