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Autore

Liudmila Florenta

Anno

2019

Luogo

Moldavia

Tempo di lettura

4 minuti

Il cammino verso casa

Quando è partita, aveva portato via tutta la mia infanzia [...]

Il primo lavoro che ha trovato è stato neanche dopo 2 settimane dal suo arrivo. Era un miracolo. Doveva fare la badante in una famiglia di italiani ma lei non sapeva ancora parlare, capiva appena qualche parola. Ma per lei andava benissimo perché non vedeva l’ora di guadagnare qualcosina. E dunque noi eravamo rimaste da sole quell’autunno.

Infatti l’autunno è la stagione che odio di più e le giornate sono molto brutte proprio come nel giorno in cui la mamma era partita da noi. Quando è partita, aveva portato via tutta la mia infanzia ed io da quel giorno non ero più una bambina come tutte le altre, sapevo già cosa significava la sofferenza e mi faceva molto male. Sentivo un vuoto nello stomaco quel giorno e sapevo che la vita sarebbe diventata molto difficile senza di lei. Ora mi rendo conto che non vorrei più quei soldi che ci mandava ogni mese per noi ma vorrei tornare indietro e recuperare tutti i miei anni d’infanzia che avrei dovuto passare con lei, conoscerla meglio, starci assieme, dormire con lei e addormentarmi tra le sue braccia. Ma oltre a questo avrei voluto sempre che fosse con me a scuola, ad ogni festa che facevamo soprattutto alla “festa della mamma” che da noi si faceva ogni 8 marzo. Avrei voluto raccontarle le mie vicende scolastiche, la mia vita sociale, il primo ragazzo di cui mi ero innamorata, il primo giorno di adolescenza e tutto insomma. Mi mancava ogni momento, ogni secondo...

 

 

“Quando tornerà la mamma andrò con lei a scuola [...]

Era il 2003 quando è partita e l’anno in cui ero andata a scuola per la prima volta. Ero andata con mia nonna, ma avrei voluto che ci fosse la mia mamma con me...

Ero sempre stata ottimista e certe volte mi isolavo in un angolo della stanza o sotto un albero quando c’era il sole mentre tutti giocavano e ridevano, io pensavo che un domani avrei rivisto mia mamma e questo sarebbe successo presto perché lei me l’aveva promesso. Mi dicevo: “Quando tornerà la mamma andrò con lei a scuola e farò vedere a tutti i miei compagni che anch’io ce l’ho una mamma ed è anche molto bella”. Il suo viso sereno mi appariva spesso ogni sera prima di andare a letto. I suoi occhi azzuri come il cielo sereno.

Mi mancava spesso il suo sguardo, le sue mani che mi accarezzavano e lo facevano così bene che nessuno la poteva sostituire. Niente è più bello in questa vita che sentire le mani di mamma che ti accarezzano i cappelli o i suoi abbracci protettivi e calorosi e sempre infiniti.

Passavano gli anni ed io assieme alle mie sorelle cercavamo di abituarci a quella nuova vita, ogni domenica mamma ci chiamava per telefono e parlavamo ma non era la stessa cosa come se fosse stata accanto a noi ogni giorno. Di solito le raccontavo solo le cose belle, lei non sapeva mai quanto mi mancava, i miei problemi che forse per la nonna sembravano. banali ma per me era molto importante che lei li sapesse, ma nonna sempre ci diceva che non dovevamo dire tutti i nostri problemi alla mamma perché lei ne aveva già abbastanza.