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Autore

Liudmila Florenta

Anno

2019

Luogo

Moldavia

Tempo di lettura

4 minuti

Il cammino verso casa

È sempre molto difficile raccontare di sé [...]

È sempre molto difficile raccontare di sé stessi ma non è mai impossibile, prima o poi se si vuole si scavano le parole giuste per poter raccoglierle e poi raccontare al mondo nonostante ad alcuni certe volte ciò provochi tanta sofferenza perché è come se scavassero nel loro passato e rivivessero tutte quelle vicende.

Oggi ho ascoltato il mio cuore e mi sono detta che la mia storia va raccontata alla gente perché per alcuni può sembrare interessante.

Sono nata il 27 marzo del 1997, una ragazza che oggi a 22 anni decide di raccontare di se stessa, del suo passato e dei riti di passaggio della sua vita che l’hanno portata ad essere ciò che è oggi: una ragazza semplice, sorridente, determinata e buona. Sì sto sorridendo mentre scrivo queste mie caratteristiche perché di solito non credo tanto in me stessa e certe volte mi dico che non sono abbastanza matura e penso che i miei sogni siano molto infantili. Da oggi mi dirò ogni mattino che sono brava e che ce la posso fare. Sono nata in Moldova, in una piccola cittadina. [...] I miei genitori... mi fa molto male questa parola.

 

Mi ricordo quella mattina d’autunno [...]

Quando avevo 5 anni i miei genitori si sono lasciati. Non mi faceva male il fatto che lui ha lasciato mamma, perché la trattava male e lo faceva davanti ai nostri occhi, tre piccole bambine che mentre lui era violento ogni volta che era nello stato di ebrezza c’eravamo noi lì a piangere per dirgli di fermarsi perché non era giusto. Il fatto che mi ha fatto star male era perché lui nel giorno in cui si sono divorziati ha rinunciato completamente a noi tre e io sono stata malissimo perché anche se loro non stavano più bene assieme avrei voluto comunque mio padre accanto a cui chiedere consigli e che venisse a trovarmi. Penso che ogni bambino abbia bisogno di entrambi i genitori, e, essendo una ragazza per me era importante avere accanto anche la figura paterna per poter sentirmi protetta. Ma lui ha rinunciato a noi da prima perché se ci avesse amate non ci avrebbe mai lasciate, mai. Non l’ho mai detto questo a nessuno, ma nel mio cuore da piccola l’ho sempre desiderato. La nostra mamma ci ha portate dai nonni (i suoi genitori) i quali vivevano in un’altra cittadina più distante e nel frattempo voleva trovarsi un lavoro per mantenerci.

Era molto difficile per lei ma lei ci ha sempre voluto bene e certe volte mentre dormivamo la sentivo piangere di notte al nostro letto nella nostra stanza (eravamo tutte e tre in una stanza che ci ha dato la nonna). Scorrevano i giorni e mamma aveva iniziato ad andare via spesso in capitale. Vedevo che si stava preparando delle carte ma allora ero troppo piccola per capire cosa sucedesse. Qualche settimana dopo ho saputo che lei se ne sarebbe partita per l’Italia. Era l’unica possibilità per guadagnare meglio per mantenerci e per regalarci un futuro migliore. I suoi fratelli l’avevano aiutata per venire in Italia e trovarsi un lavoro, era stato molto difficile. Ma prima di partire ci ha detto: “Lo so che siete arrabiate e forse mi odierete ma voi sapete la nostra situazione e ora siamo rimaste solo noi quattro donne e dobbiamo essere forti. Io partirò ma tornerò il più presto possibile e prometto di lottare per voi e vorrei tornare per poter comprare una casa tutta per noi in cui vivere bene e in tranquillità... fidatevi sempre di me, all’inizio sarà difficile ma per me dovete essere forti. Mamma vi ama e mi mancherete tanto, siete tutta la mia vita!”. 

Mi ricordo quella mattina d’autunno, il maglione rosso mattone di mamma e i pantaloni neri di veluto. Era vestita molto semplice perché di vestiti non ne aveva di più, è andata quasi senza niente... e lo ha fatto per noi per farci essere ciò che siamo ora. Ma allora non capivo quanta fatica ci aveva messo lei per trovarsi lavoro, imparare la lingua e stare senza di noi lì.