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Autore

Claudio Foschini

Anno

1990 -1991

Luogo

Roma

Tempo di lettura

-

In nome del popolo italiano

posò sopra delle scritte incise sul tavolo con un temperino o qualcosa del genere e dentro un cuore cera inciso M. C. poi una scritta Maria ama Claudio

Mi ero buttato a capo fitto sulle rapine, in quel periodo per avere un pò di calma un pò di pace durante il giorno frequentavo la sartoria di un mio amico Nazareno, una persona squisita la sartoria si trovava vicino una scuola e ogni tanto le ragazze venivano da Nazareno avevano tutte dai 14 ai 18 anni un giorno mentre stavo parlando con Nazareno stava stirando un paio di calzoni sopra un lungo tavolo di legnio lo sguardo mi si posò sopra delle scritte incise sul tavolo con un temperino o qualcosa del genere e dentro un cuore cera inciso M. C. poi una scritta Maria ama Claudio io guardo Nazareno, e gli chiedo chi fossero, lui mi guarda stupito e mi dice non sai chi sono? io dico no, Claudio sei tu e Maria è quella ragazza mora che viene sempre qui con la sua amica, faccio mente locale e sì Maria era quella ragazza sempre in calzoni con lunghi capelli neri e la pelle olivastra, era una bella ragazza ma troppo giovane, era simpatica sempre pronta, allo scherzo, mentre stò parlando con Nazareno eccola entra con la sua amica Simona si accorge che stiamo parlando di lei dopo il ciao gli chiesi se aveva scritto lei quelle parole e lei con un viso di sfida disse di sì, sono 2 mesi che l’ho scritto solo oggi te ne accorgi io diventai rosso, succede così ogni volta che mi fanno un complimento credo che se ne accorse pure lei, mi piaceva quella ragazzetta così spigliata a occhio e croce poteva avere 15 anni ma con i modi di donna e la cosa mi colpì gli chiesi quanti anni avesse e lei mentendo mi rispose 18, Nazareno alle sue spalle mi faceva il cenno con il dito di no e in quella condizione mi venne da ridere, lei prese la palla al balzo e mi chiese se avrei accompagniato lei e la sua amica a casa, non trovando niente di strano le dissi di si e poi non nascondo che cominciava a piacermi, salimmo in macchina mia una wosvagen maggiolino perché mi avevano sequestrato la Jaguar, non avevo la patente e non potevo averla ero un delinquente, come se con la patente fossi andato a rubare forse a nessuno veniva in mente che non serve la patente per rubare, mi chiedono di accompagniare prima Simona a casa lì vicino e quando rimanemmo soli mi disse subito se la portavo al Jolly, un bar sulla via Prenestina aveva voglia di un gelato io non trovai niente di strano e mi diressi lì, mentre eravamo per strada mi dice subito io so che sei sposato ma a me di tua moglie non frega niente mi piaci e basta, io gli risposi un pò impacciato, certo che quello che vuoi lo prendi fregandotene di tutto il resto, vedendo la mia decisione tornò nei ranghi dicendomi non è così e se vuoi te lo dimostro è la prima volta, io cambiai discorso, non volevo arrivare a quel punto accorgendosi che ero in difficoltà e pensare che mi sentivo in difficoltà con una ragazzina a 23 anni, io la guardai serio e gli chiesi realmente quanti anni avesse lei rossa in viso mi disse 15 anni (ma era un altra bugia) nel frattempo eravamo arrivati al bar, mentre scendavamo dalla macchina la guardavo era bellissima, alta almeno 10 centimetri più di me, mentre entravamo al bar gli dissi ma sei sicura che io ti piaccio? lei mi disse sì e mi stampò un bacio sulla guancia, mentre stavamo prendendo un gelato gli chiesi, come mai a 15 anni fosse così alta, lei mi rispose che a casa erano tutti alti e poi per qualche anno aveva fatto nuoto e guardandola bene era vero perché aveva spalle larghe troppo per una donna ma nel complesso le stavano bene, in quel momento mi venne il pensiero che fosse una statua, dopo il gelato mi chiese se volevo andare un pò in giro io le dissi che avevo da fare e lei mi chiese di portarla a casa, preoccupato le dissi se ci avrebbe visto il padre e la madre chissà cosa avrebbero pensato, lei mi rispose che i suoi genitori erano separati e che seppure avessero avuto qualcosa da dire a lei non importava, poi mi disse stupendomi se negli anni passati non mi ero mai accorto di lei, io le risposi di no, lei mi disse sapessi quanto tempo è che ti guardo sono 3 anni ero ragazzina non ti sei mai accorta di me, io non sapevo cosa dire anche perché non mi ricordavo, lei per farmi ricordare mi disse certi particolari che solo chi mi guardava attentamente poteva sapere, che carattere e che pazienza, io gli dissi sai che sono sposato lei mi rispose si conosco tua moglie si chiama Rossana e hai due figli Danilo e Melissa, mi spiazzò io gli dissi allora sai che per noi non ci può essere futuro lei con un viso di sfida mi rispose e chi lo dice?

lei mi rispose ancora non mi conosci bene, e mi buttò le braccia al collo io ero impacciato perché eravamo sotto casa sua

eravamo arrivati sotto casa sua davanti al suo cancello, sopra la facciata di un muretto cerano le stesse cose che erano scritte sul bancone di Nazareno il cuore con M. C. e Maria ama Claudio, rimasi stupito e le dissi certo che sei proprio matta, lei mi rispose ancora non mi conosci bene, e mi buttò le braccia al collo io ero impacciato perché eravamo sotto casa sua, lei mi disse non ti preoccupare vedi l’attico io abito lì e quella in finestra è mia madre, io le dico possibile, era una donna che ancora non aveva 40 anni e poi anche dall’aspetto era giovane, vedi lei sa che quì sotto casa io potrei venire solo con te quindi lei sa che ti chiami Claudio io con lei parlo molto è una donna squisita magari avessero tutti una mamma come la mia, se vuoi te la presento sapessi quante volte quando passavamo al bar di Fernando e ceri tu lei doveva trascinarmi via con la forza, pensa che a casa avevo scarabocchiato la carta dei muri con queste scritte e lei ha dovuto cambiarla, ma io in camera mia dove dormo con mia sorella l’ho scritto un altra volta io la guardai e le dissi quanto sei matta, lei mi rispose lo so ma è per te, mi sentivo un pò imbarazzato le dissi che dovevo andare via, mi chiese se il giorno appresso l’andavo a prendere a scuola io le risposi, Mari io sono sposato evitiamo e poi sai che sono un delinquente cosa ti aspetti da uno come me, in quel momento prese tutta la sua arroganza e con due lacrime agli occhi bellissime, le lacrime sembravano diamanti, mi piaceva ma possibile che doveva innamorarsi proprio di me, mi rispose a me non importa niente e scese, volevo dirle qualcosa ma non mi dette il tempo, andai al bar di Fernando e poco dopo squillò il telefono, Fernando mi disse a Play è per te, io gli risposi è impossibile io il numero non l’ho mai dato a nessuno, lui mi rispose è una donna e poi di Claudio il Play ci sei solo tu, mi veniva da ridere presi la cornetta era Maria io stavo per parlare ma non mi dette il tempo, quasi urlando mi disse io a te non rinuncio e riattaccò il telefono, rimasi di stucco, se ne accorsero anche i miei amici, chiedendomi cosa mi succedeva, io risposi niente, avevo appuntamento da Nazareno con mia moglie ma per il momento non mi andava, telefonai a Nazareno dicendogli che se sarebbe venuta gli dicesse che avevo da fare, ma sarei andato da lui più tardi se voleva poteva aspettarmi, montai sulla macchina con un amico e andai in un punto dove non poteva vedermi nessuno a pippare la coca, ormai quella era un abitudine quotidiana, mi fermavo a quel punto e mi pippavo due o tre grammi, per reggere quel tenore di vita ero costretto a fare più rapine, ormai avevo cambiato le mie abitudini una volta ci tenevo più anche a vestire sempre con un vestito nuovo, ormai bastava un paio di jeans scarpe di gomma e giacchetto anche dal modo che avevo sia nel vestire che nel modo di muovermi si capiva quello che facevo ma non me ne fregava niente, a me stava bene così, tornati al bar Fernando mi disse a Clà è venuta una ragazzetta mora bella figa e guarda che ha scritto addosso al muro, guardo fuori e sopra al muro c’erano scritte le stesse cose del bancone e del muro sotto casa di Maria e in più io ti aspetto, e ricorda che un uomo non è uomo perché risulta all’anagrafe, brutta infame metteva in dubbio la mia virilità, esco di colpo fuori e vedo una chioma nera fuggire era lei, salgo di corsa in macchina e fra il volante e il cruscotto cera un biglietto con scritto sù ti amo, stava diventando un incubo ma mi metto a ridere, e invece di corrergli appresso vado da Nazareno e trovo Rossana e i miei figli incazzata nera, gli chiedo cosa avesse e lei a parte che sò 2 ore che te stò aspettando, Nazareno dietro a lei mi faceva dei segni che io non capivo mi prende per un braccio e mi porta vicino al bancone mi chiede cosa volessero dire quelle scritte, io mi metto a ridere e gli dico che ne sò, e scherzandoci sopra gli dicevo, tu sai che sono un Play forse qualcuna si è innamorata, lei mi rispose, si di un drogato, era la prima volta che me lo diceva davanti agli altri, gli dò una schiaffone perché mi aveva ferito, dandomi per la prima volta del drogato, era la prima volta che avevo quella reazione faceva più male a me quello schiaffo che a lei, e la cosa che mi fece più male erano le parole che aveva detto davanti ai miei figli ed altra gente, Nazareno sapeva che prendevo cocaina, quante volte avevo pippato da lui, ma quelle parole dette da mia moglie mi fecero male molto più di quello schiaffo, la feci montare in macchina e l’accompagniai a casa con i miei figli conscio che ormai si era rotto qualcosa fra noi, chissà quando sarebbe guarita quella ferita, durante la strada ci parlavo e lei non mi rispondeva andavamo verso casa della madre quella casa che per me era diventata ormai opprimente, e pensare che Rossana non aveva mai creduto in me non aveva mai avuto fiducia, non aveva mai voluto che fossimo andati ad abitare da soli, non mi faceva sentire responsabile e credeva che io non arrivassi alla droga? ma era inutile parlare di queste cose, cozzavo contro il muro dei suoi silenzi della sua incomprensione, quanto ci vuole poco per precipitare, ormai fra noi era sfumato ogni dialogo, furtivi ed affrettati momenti d’amore come un obbligo, quell’obbligo che non mi andava, come nessuna imposizione e il mio rifugio era nella cocaina, giornate con il naso otturato e forti mal di testa la mia dannazione, che mi dava un pò di tranquillità tutta racchiusa in quella polvere bianca, che io vedevo rosa e la ricerca sempre più affannosa di eroina per dormire come fosse una bella donna, donna per me lo era, soppiantando anche fisicamente il corpo di mia moglie cominciavo ad amarla come si ama una donna, realmente l’orgasmo lo provavo con lei quegli orgasmi che ormai da tempo non avevo più con mia moglie, quando la sera tornavo ormai stanco dopo una giornata passata ad annusare 5 o 6 grammi di coca la mia bianca disperazione, ormai la mia vita era regolata dalla droga, per stare sveglio la coca ormai ci facevo tutto in piena lucidità e la sera la notte con l’eroina i continui orgasmi e i sogni di pace, la droga mi aveva reso autonomo come uomo, quando toccavo l’eroina avevo la sensazione di toccare un corpo di donna a volte la sentivo respirare, e il mio ti amo usciva spontaneo, forse stavo impazzendo [...]

mi dette un bacio in bocca e mi disse ti amo veramente, io gli risposi ma hai solo 15 anni e stupendomi mi disse no ne ho fatti 13 da pochi giorni, io mi gelai e gli chiesi se fosse pazza lei mi rispose si, ma ti rendi conto che hai solo 13 anni?

uscii di corsa senza dire una parola e mi diresi verso Centocelle andai da Fernando ormai era pomeriggio inoltrato, comprai altri 10 grammi di coca e mi fermai al bar, Fernando mi disse che la solita ragazza lo aveva assillato con telefonate per vedere se cero, a me veniva da ridere pensando alla mia disperazione per la vita stessa, e pensare che cera chi mi cercava beata la sua spensieratezza, entrò lei Maria a comprare il latte quando le chiesi perché era venuta proprio lì mi rispose stupido per te, lei non capiva che se facevo così era per non coinvolgerla nella mia pazzia, ma lei mi disse che non tornava a casa se non l’avessi accompagniata io, ma capisci che questi sono stupidi ricatti? lei mi rispose se servono per legarti a me viva i ricatti, la feci salire in macchina e l’accompagniai a casa non volevo illuderla, pensavo che raccontadogli il peggio di me mi si toglieva dalla testa, una volta fermi sotto casa sua gli dissi tutto, che per campare e togliermi i vizi facevo le rapine, e cercavo la pace nella coca, la sua risposta fù embé? a me piaci proprio perché sei un avventuriero e della coca non so cosa è ma a me piaci proprio per come sei io quello che fai l’ho sempre immaginato e per me fai bene a fare ciò che fai, forse perché non ti hanno offerto altre alternative, era sulla mia stessa frequenza d’onda e rivelargli quelle cose invece di allontanarla fece l’effetto contrario, la madre intanto la chiamava dalla finestra e dopo avergli gridato che sarebbe salita subito si rivolse a me dicendomi, aspetta un attimo mi tolse le chiavi della macchina e fuggì di corsa sù a casa, tornò dopo 10 minuti si era cambiata era più bella del solito, mi chiese se volevo portarla a cena tanto lo aveva già detto alla madre, io le risposi sì l’avrei portata a cena ma non poteva prendere decisioni anche per me e poi non ci pensi a tua madre cosa può pensare? lei mi disse che la madre si fidava e lei non la tradiva, io le dissi che dovevo parlare con la madre e lei felice mi chiese se lo volevo davvero, lei credeva dentro di sé che volessi parlare di noi ma io la frenai subito dicendole, se dobbiamo andare a cena è giusto che tua madre lo sappia io non me la sento di darle una delusione anche se non mi conosce, lei mi dette un bacio sulla guancia e mi disse grazie, vedi anche per questa tua delicatezza mi piaci, io ne conosco tanti di ragazzi ma nessuno si è mai preoccupato su come la pensasse mia madre, e quindi ho fatto bene a tenermi pura solo per te, io non capivo cosa volesse dire, le dissi senti se dobbiamo andare a cena insieme ci fermiamo prima in un posto isolato, non per fare quello che pensi tu, ma per nascondere la pistola che tu ci siedi sopra, lei mi rispose come? misi una mano tra i suoi piedi e messa la mano sotto al sedile fra le molle tolsi una pistola una 38 special e gliela feci vedere ma prima andiamo sù da tua madre, lei con fare normale per niente impaurita, mi disse di darla a lei che l’avrebbe nascosta nella sua camera, io gli dicevo che non cera bisognio l’avrei nascosta per strada se la mise fra la cintola dei calzoni, (possibile che a 15 anni avesse già la padronanza delle armi) quando le chiesi perché l’aveva messa lì mi rispose, sapessi quante volte mi sono accorta non vista che tu l’avevi quì, gli risposi allora devo stare attento perché se si accorge un poliziotto come te ne sei accorta tu sai quante volte mi arrestano, lei mi rispose si dà il caso che io non sono il polizziotto ma la donna che ti ama, come mi scombussolava il suo modo di vedere le persone come un ciclone e come un ciclone nella mia vita, un dolce ciclone un ciclone che attira il suo vortice dove vorresti perderti un milione di volte, preso il coraggio a due mani gli dissi andiamo sù da tua madre, scesi dalla macchina lo sguardo mi andò su all’attico e affacciata cera la madre con il fratello piccolo nel vederci sorrise io la salutai e salii con Maria le scale ma a metà scala mi fermò e fra il mio stupore mi dette un bacio in bocca e mi disse ti amo veramente, io gli risposi ma hai solo 15 anni e stupendomi mi disse no ne ho fatti 13 da pochi giorni, io mi gelai e gli chiesi se fosse pazza lei mi rispose si, ma ti rendi conto che hai solo 13 anni? mi rispose perché li dimostro? no non li dimostrava affatto ma se ci ferma la polizia cosa gli dico, lei sorprendendomi ancora una volta mi rispose l’importante non è quello che dici tu ma quello che dico io, a me non importa di avere 13 anni, io ti desidero avere per me e in amore non si guarda mai lo stato di nascita e con le lacrime agli occhi mi gridò per le scale ma ti rendi conto che io ti amo! ma tu ti rendi conto che hai solo 13 anni, lei mi rispose io per amore tuo vado contro tutto e contro tutti, o forse tu non sei abbastanza uomo per non avere coraggio, un altra volta mi aveva colpito nell’orgoglio di uomo ma non poteva farlo la presi fra le braccia e finii di salire le scale sopra al pianerottolo cera la madre aveva sentito tutto e mi disse ti capisco, ma chi glielo mette in testa, dopo averci presentato mi fece vedere la sua camera era tappezzata di mie foto fatte furtivamente e di nascosto mentre stavo parlando con qualche amico o stavo salendo in macchina ce n’era una pure con il miura, nelle pose più strane l’animaccia sua era vero mi spiava da anni, la madre mi confessò che non ce la faceva più, di me gli aveva raccontato tutto e a casa parlava sempre di me senza conoscermi a casa mi conoscevano tutti, lei non diceva niente stava in un angoletto della camera e mi guardava in silenzio io la guardai e le chiesi perché proprio io? lei mi rispose forse perché per me sei troppo bello, ma la sua decisione a me piaceva come piaceva il suo carattere [...]

credo che sia giusto che sia io a venire a rischiare con te, non feci caso a ciò che mi diceva credendo che quelle parole erano parole di circostanza, mentre lei le diceva nella realtà convinta così di unire i nostri destini [...].

ora ero fuori avevo il mondo fra le mani e non mi bastò l’amore di Maria, ricominciai e in modo più drammatico con l’eroina, e pensare che in carcere un mio amico che voleva offrirmela credendo che a me avrebbe fatto piacere, infierii su di lui come se mi avesse fatto qualche infamità, e invece lui voleva solo compiacermi, ma io in carcere quando sentivo parlare di droga mi imbestialivo e non capivo il perché, visto che una volta fuori ero io a cercarla, incominciai con il solito modo cocaina, e per dormire eroina, ora i soldi mi scorrevano di nuovo fra le mani, presi dei soldi ed il primo pensiero era quello di fare una macchina nuova a Maria che nel frattempo aveva preso la patente, mi rendei conto che nonostante la mia assenza Maria non si moriva di fame e non certo merito di chi doveva aiutare Maria perché era obbligato, ma i doveri sono riservati a chi li sente, pazienza ancora una volta l’ho presa in culo credendo all’amicizia ma non perdo la speranza, quando gli chiesi come aveva fatto, mi guardò seria e mi disse, a Clà sei stato lontano 2 anni e mezzo e sai come ho tirato avanti da sola, senza portare danno a te ne derisioni, ho fatto nello stesso modo che hai fatto tu fino ad oggi, però non mi chiedere niente anchio come te non do mai spiegazioni, ho capito tutto e forse per questo ti amo tanto sai essere te stesso senza nessun ausilio, poi un giorno cominciò a farmi discorsi che a me non stavano bene tipo, ma perché vai a fà le rapine con chi pensi che ti è amico e poi al dunque si scorda di te, non è meglio che vieni con me io a te ci tengo più di qualsiasi tuo altro amico, e nò Marì tu devi stà a casa con Roberto, se dovesse succedere qualcosa il primo a stare male sarei io, ma tu non ci pensi a cosa provo io quando la mattina esci di casa e baci me e Roberto? io penso sempre che quello sia l’ultimo bacio e a questo punto io senza te stò male, quindi credo che sia giusto che sia io a venire a rischiare con te, non feci caso a ciò che mi diceva credendo che quelle parole erano parole di circostanza, mentre lei le diceva nella realtà convinta così di unire i nostri destini [...].