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Autore

Leo Ferlan

Anno

1952 -1955

Luogo

Idria Slovenia

Tempo di lettura

2 minuti

La geometria dei sentimenti

Un altro pezzo di vita se ne resta indietro e svanisce. Vivere è come guardare un paesaggio che fugge, dal finestrino posteriore d’una macchina lanciata su un percorso sinuoso. Ogni tanto abbandoni un rettilineo, ed una curva inghiotte tutto.

Alger, 8 ottobre 1954 

Ninina mia,
domattina di buon’ora lascerò l’Algeria su uno dei soliti DC-4. Un altro pezzo di vita se ne resta indietro e svanisce. Vivere è come guardare un paesaggio che fugge, dal finestrino posteriore d’una macchina lanciata su un percorso sinuoso. Ogni tanto abbandoni un rettilineo, ed una curva inghiotte tutto. Rinasce un paesaggio nuovo. L’immagine credo sia di Sartre. Se non erro nelle Situations. Ed è davvero così.
Mi spiace lasciare l’Algeria. Lo indovini, vero? Voglio dire, lasciarla per sempre (o fino al nostro venticinquesimo?). Qui ho imparato molto di uomini e cose; ho vissuto. Qui mi sono fatto una spina dorsale, un temperamento. Qui e in Francia. Non lascio, vedi, né amicizie, né allegre brigate, né gentili e graziose figliole. Lascio una terra splendida, impregnata di poesia, un sole incomparabile, un popolo anonimo cui mi sono affezionato.
C’est la vie, Miriam. Partire, affezionarsi, partire. Sempre daccapo.
Ma me la prendo diversamente da come piace a Sartre e agli “angosciati”. C’è un altro modo di vedere la vita, meno malinconico, più coraggioso: guardare in avanti, scoprire le cose prima che scivolino via irresistibilmente; tener in mano il volante. Ho optato per questo altro modo. Ci vuole una fede per farlo, per poterlo fare. La mia fede sei tu, Miriam.
Torno da te, Ninina, che conti più di centomila splendidi paesi, più del più tiepido e luminoso sole che ci sia.
L’Algeria non mi era una necessità, ma solo un lusso, un sovrappiù provvisorio, un regalo delle circostanze. Spiace, si capisce, ma è una malinconia quasi della natura d’un capriccio deluso, d’un sentirsi “derubati”, non di più. Ti vengo incontro, e tu sei invece necessaria, indispensabile ed insostituibile nella mia vita, poiché l’alimenti, ne fai parte e le dai una ragione d’essere.
Ti amo, Miriam, più d’ogni altra creatura e sopra ogni altra cosa al mondo. Conservami il tuo affetto, Miriam: è tutta la mia forza. Non dimenticarlo. Sono vulnerabile, Miriam, in questo. Non ho altro appoggio, né altra fede, non ho un’altra scusa sincera e profonda per voler vivere.
Prima d’andare a casa, verrò da te. Ho preso un biglietto Montpellier-Udine.
Miriam mia, ti mando tanti bacioni, gli ultimi da quaggiù. Ti amo tanto, tanto!
tuo
Leo
[...] 


 

Lettere di Leo Ferlan
Lettere di Leo Ferlan fotografate da Luigi Burroni