Autore
Leo FerlanAnno
1952 -1955Luogo
Idria SloveniaTempo di lettura
5 minutiLa geometria dei sentimenti
Bergamo, 7 novembre 1955 
 
Mia Miriam adorata,
Ho telefonato e ritelefonato parecchie volte alla Magrini. Poi ho finalmente avuto all’altro capo del filo il commendator Vicentini. Per prima cosa m’ha detto che quella signora aveva rimandato la decorrenza della propria aspettativa al 1° di dicembre, e che quindi... A questo punto s’è come incantato, e poi, paperando in modo curioso, m’ha detto che potresti venire a Bergamo verso la metà del mese, in modo che tu possa incominciare a prender dimestichezza colle tue nuove mansioni. Io, preso alla sprovvista, dopo quell’esordio, non ho saputo intavolare subito, come invece andava fatto, una discussione esauriente della cosa, e mi sono indugiato a ringraziare. Al ché, dopo i classici “s’immagini, con piacere”, quell’altro ha riattaccato. Aveva visibilmente premura.
Faccenda dunque vaga. Di chiaro c’è solo che tu puoi venire a Bergamo per il 15 e rimanerci. Ma questi 15 giorni di “apprendistato” te li pagano? O dobbiamo cavarcela da noi? E cavarcela come? È un mese finanziariamente maledetto, questo.
Stattene tranquilla, Miriam. Non so ancora che razza di mezzo potrò prendere, ma verrò sabato. E per allora vedrò di sollecitare Fen, acché si faccia dare qualche precisazione più impegnativa. Indovini, vero Miriam, che nel darti queste notizie, che potrebbero anche essere o apparire buone, non mi dimostro eccessivamente allegro ed ottimista. E sinceramente, infatti, non lo sono.
Non tanto per la situazione particolare e contingente, ma addirittura per il tipo stesso di soluzione che è evidentemente ben lungi dall’esser il migliore. M’auguro d’essere un pessimo profeta; vorrei non intuire così chiaramente come si profileranno le cose in seguito. Ma purtroppo ho una certa dimestichezza coi conti fatti fuor di casa; e so anche, per esperienza, che quando i conti tornano male, va di male anche l’umore; e l’umore condiziona cose importantissime ed essenziali; può perfino minare, inibendone l’esteriorizzazione, un affetto profondo e tenace. La poesia del “sacrificio” ha un senso solo in determinate circostanze, quando cioè porta ad un risultato, sia esso vicino o remoto. Quand’esso invece si consuma in una situazione d’asfissia senza sortita possibile, allora ha un maledetto potere deprimente sugli animi e non può che produrre rovine.
 
Non volermene, Miriam, per questi ragionamenti. Ma voglio conservarmi a tutti i costi l’affetto che mi dai.
Quanto avrei preferito tornarmene invece io in Friuli! Quanti problemi resi più semplici e risolvibili, e fin dagli inizi! Ma non si può. La provvidenza non ci sta. E allora sta bene. Corriamo il rischio. Ma prima di prendere una qualunque decisione, rifletti bene, Miriam, te ne prego. Rifletti senza partito preso, tranquillamente e concretamente. Consigliati anche con chi ti è più vicino: papà, mamma, Edi o la Mezzino o Olga...
Tieni presente che tosto o tardi avremo bambini. Che portare la mamma qui significa trovare un appartamento di almeno tre stanze e cucina, con una spesa d’affitto di almeno quindici o ventimila lire mensili. Che significa trasportare qui gran parte del mobilio di Gradisca (per comperarne del nuovo puoi tranquillamente moltiplicare per dieci o venti la spesa del trasporto di quello vecchio). Tieni anche presente che per noi soli ci vorranno circa cinquantamila lire di vitto, dieci o quindici di affitto, cinque, poniamo modestamente, per spese varie. E bisognerà anche mandare a mamma diecimila lire almeno per mese. In tutto, ottantamila lire. E basteranno appena appena a farla franca, in una situazione statica, senza la minima possibilità di realizzare un qualche risparmio.
Se, dopo aver riflettuto, te la senti, Miriam, coraggio: sai che ti amo e che saprò starti a fianco in qualsivoglia situazione.
Non volermene, Miriam, per questi ragionamenti. Ma voglio conservarmi a tutti i costi l’affetto che mi dai. Non voglio esporlo a logorii ed alee. Sai bene quanto eppoi quanto vorrei averti sempre vicino; ma non a qualunque condizione; sei troppo importante per me, ed io t’amo profondamente e teneramente. 
Ad ogni buon pro ti mando anche i curriculum che volevi. Finirei col credere nella Provvidenza divina, se da qui al 15 potessero servire a risolvere questa insostenibile situazione, ma in un senso del tutto opposto a quello della tua dipartita. Mah! Sono più scettico che mai.
Ti scriverò ancora domani, o al più tardi dopodomani, e spero più serenamente e più tranquillo. Scrivimi anche tu, tesoro!
Ti bacio tanto tanto affettuosamente
tuo 
Leo