Autore
EmiliaAnno
1872 -1881Luogo
MilanoTempo di lettura
2 minutiLe parole nascoste
Milano 30 Marzo 1875
 
Federico mio 
Finalmente dopo tanto tempo ricevetti una tua carissima, che mi tolse dal cuore un peso mortale. Per dirti il vero non sapevo più a che cosa attribuire questo nuovo ritardo, certo è che mille inquietudini e riflessioni crudeli, mi assalirono, durante questi giorni di silenzio. 
Cosa vuoi, Federico, le tue lettere portano tanta pace e consolazione all'anima mia, che il trovarmi abbandonata da chi è tutto per me al mondo, non sono più padrona di me stessa, e la mia imaginazione mi dipinge ogni cosa, coi più tetri colori. Ora grazie a Dio questo supplizio è terminato ed i nostri cuori sono più che mai stretti dal più forte e sincero amore... questa passione, la sola che ci faccia vivere e che fu come goccia celeste messa nel calice della vita, onde darci il coraggio di sopportarla.
La tua lettera affettuosissima, è alquanto dominata da un senso di tristezza che non mi so spiegare... Quali sono, amico mio, i pensieri che ti assalgono e che tanto ti tormentano? ...Non ti amo io forse con tutte le forze dell'anima mia? ...non viviamo noi forse l'uno per l'altro?? Bisogna assolutamente combattere questo stato dell'animo tuo, e non avvilirti così sotto l'incubo di tanta tristezza. 
Mi proverò con poche parole; se è possibile, a parlarti di me, ad aprirti la parte più segreta del mio cuore, e questa dolorosa narrazione servirà io spero, a rialzarti il morale. Vedrai come assorta e ripiegata nella realtà dei miei dolori, sopportai le orribili sofferenze alle quali fui condannata, senza che mai un lamento escisse dal mio labbro, e giudicherai a quanto abbattimento, inedia, rancore e odii, io dovetti consacrare i miei più begli anni. 
Nella mia ignoranza della vita, delle sue difficoltà e dei suoi pericoli, colla severità propria a tutti quelli che non hanno ancora vissuto e sofferto, colle mie idee sul dovere e sull'onestà infrante, ferita nel mio amor filiale e nelle mie sante credenze, non seppi trovare nessuna scusa alla condotta di chi mi rese tanto infelice! 
Il mio matrimonio si fece sotto tristi auspici e la mia inesperienza mi difendeva di credere che una Madre potesse commettere un simile sacrilegio... 
Così questa Madre, questa donna che io rispettavo, e per la quale avevo sempre provato una profonda affezione, questa donna che io aveva posto sì in alto, era caduta tanto in basso!
Essa aveva amato mio marito e ne era stata amata da lui!... 
Ecco il complice della sua colpa!... ecco con chi essa si era perduta!! Mio marito!... 
Tutte le disposizioni all'indulgenza ed alla misericordia, a questo tormentoso pensiero svanivano, e non poteva che accusare e condannare! 
Mi spiegavo allora la sua riservatezza, la sua freddezza, i suoi improvvisi ritorni al passato, dettati forse dal rimorso... Dopo aver ingannato, disonorato il Padre, non temette di diventargli amico, genero Figlio!... 
Una separazione sarebbe stato il miglior partito, ma ero Madre e non ebbi il coraggio di staccarmi dal sangue mio. I miei Figli riempirono così la mia esistenza, ed animarono la solitudine della mia casa, muta sempre come la tomba. Io vissi continuamente colla morte nel cuore, disgustata di tutto, senza nemmeno più l'appoggio della famiglia. 
Con tutto ciò, non ebbero però mai la soddisfazione di conoscere, quanto era immenso il mio dolore... L'indifferenza e la freddezza diedi in compenso a chi mi aveva tanto oltraggiata, ed il mio cuore chiuso in se stesso si mantenne vergine e puro, fino al giorno che tu ne divenisti l'assoluto possessore. Dirti quanto sono felice di amarti, e dell'amor tuo, non è possibile, ma lo devi comprendere, perché questo amore, mi ricompensa di tutto ciò che soffersi... 
La lettura di questa mia lettera, ti sarà senza dubbio salutare, ed essa ti aiuterà a vincere la nostalgia che ti opprime, sapendo che in te riposa l'intera mia felicità, e che tu solo puoi farmi ancora sperare in un migliore avvenire... 
Con questo complesso di cose, ti sarà facile imaginare quali rapporti esistano fra noi. Quest'inverno poi non so dirti come l'abbia passato. Stanca oltre ogni dire di mille scene inutili, e dispetti continui, ricevuti sempre con la massima impassibilità, mi decisi a vivere ritirata nelle mie stanze, evitando persino l'occasione di sentire la sua voce. Sono oramai tre mesi che non lo vedo... questo è il suo maggior tormento — essere in casa, ma morta per lui... Siamo come due forzati legati ad una stessa catena, e non saprei dirti quale dei due sia il più condannato! 
Non trovo dunque possibile ch'egli ascolti il medico, e conceda ai figli un viaggio al mare, ed io piuttosto che avvicinarmi a lui onde farlo decidere, amerei meglio morire! La mia natura è di quelle che una volta presa una determinazione, si rompono ma non si piegano. 
In ogni modo ti terrò precisamente informato di qualunque cambiamento sarà per succedere, e se non ci vedremo al mare spero che verrai a Milano, così stretta al tuo cuore dimenticherò ogni mio affanno. 
Scrivimi presto, parlami di tutto ciò che ti riguarda, sieno tristi od allegri i tuoi pensieri non importa, dimmi tutto, io dividerò sempre col più vivo interesse ogni tua gioia o dolore. Soprattutto aboliamo un prolungato silenzio perché a questa idea non so resistere, e mi spaventa.
Il mio ultimo bimbo compie oggi i quattro anni, ed obbligò suo Padre a comperargli uno schioppetto ed un cappellino da bersagliere che ripose colle sue manine sul mio letto, e guai a chi glielo tocca. 
Che te ne pare dell'augurio?? 
Addio, amatissimo mio Federico, pensa sempre a me che ti amo tanto, e ricevi un amoroso bacio 
della tua Emilia 
Milano 12 Giugno 1875
 
Federico amatissimo 
Avrei dovuto rispondere subito alla tua prima e tanto cara lettera, ma la morte di mia Cognata, l'ultima sorella di mio marito, avvenuta in questo frattempo mi ha alquanto disturbata.
In quanto a me speravo poterti dare qualche bella notizia, o quanto meno dirti dove sarei andata a passare l’estate; ma essendo ogni mia speranza delusa su tutto ciò che poteva recarmi vantaggio alla salute, e tranquillità allo spirito, non sapevo perciò decidermi a prendere la penna per scriverti, nella tema di annojarti e rattristarti, avendo l'animo più che mai stanco ed avvilito, per mille e non mai finite contrarietà.
Ecco Federico caro, la causa del mio silenzio. — Spero non sarai meco in collera... in ogni modo se ti ho fatto pena, lascia che con un bacio ottenga il mio perdono... assicurandoti sempre e poi sempre più, dell'immensa e sincera mia affezione per te. 
Mi fu di somma sorpresa il non saperti più a Palermo, e quantunque la tua vita pel momento, non sia molto aggradevole, hai però il compenso di ritrovare fin sulle vette delle più alpestri montagne, luoghi di delizie e campagne, le quali sono un perpetuo giardino, arricchito di fiori e frutta, dove la tua vista è continuamente rallegrata colle gioconde scene di rustici casolari che ti inviteranno in un'amena solitudine, alla contemplazione della bella e severa natura. 
Peccato che le condizioni di un sì bel paese sieno tanto infelici. Io sono pure d'avviso che il governo dovrebbe concorrere per migliorare la sorte della Sicilia, ma non coll'opprimerla, i mezzi eccezionali a nulla giovano, dice il deputato Paternostri, non sarebbe che un provocare la guerra civile. 
Intanto i signori Deputati non dovrebbero rimandare dall'oggi al domani i discorsi, altrimenti le discussioni non finiranno mai ed i provvedimenti pel bene dell'Isola anderanno alle calende greche.
Quanto io sia felice del tuo cambio di guarnigione, non lo puoi credere. Il pensiero che ti avvicini a me, che potrò abbracciarti qualche volta di più nel corso di tanti mesi, e che le tue lettere mi arriveranno quasi appena scritte, mi rende raggiante di gioia e di felicità. Oh io sono tanto felice!! 
Io vorrei esserti vicina al tuo primo entrare in questa città il cui nome suona illustre nella bocca di ognuno. Città che per tutte le sue popolose contrade, e per tutte le selvaggie sue rupi diffuse i monumenti delle arti, e non un sasso di lei, il quale non sia testimone della passata e presente sua gloria. [...] Riguardo alle mie determinazioni, nulla posso dirti di positivo. — Solo, dopo che è ritornato dalla Francia, è più matto di prima e mi fa passare la quaresima di Galeazzo. Ora non posso escire nemmeno per prendere i figli alla scuola, è continuamente in casa, passeggiando per le stanze e cercandomi in ogni dove se non mi vede. 
Non mi può perdonare che io abbia voluto sfuggirgli dalle mani e mi dice sempre che sarebbe più contento vedermi morta, piuttosto che libera. 
Puoi immaginarti che genere di vita io conduca. Intanto la povera Lucia mi è compagna in questi critici momenti, e cerca col suo zelo farmi parer meno amara la mia posizione. Se le cose continuassero in questo andamento, e che tu fossi a Milano, sarebbe assolutamente impossibile il poterci vedere. 
Questo è quello che mi accora di più, ma io spero che questa crisi passerà e che tutto ritornerà in perfetta calma, usando io quella prudenza che richiede la circostanza, volendo essere sempre dalla parte della ragione per non meritarmi in avvenire nessun rimprovero dei miei amati figli. 
Questi grazie al Cielo stanno tutti bene, e ti sono sensibilissima della tua premura per loro. Il mio ultimo piccino, se tu lo potessi avvicinare l'ameresti molto, perché è tanto svegliato e pieno di talento.
E le tue nipotine come stanno? La salute di Fanny avrà certamente migliorato, mi farai cosa grata se mi darai notizie di loro. Della mia salute non te ne parlo, ma con tutto quello che mi piomba sulle spalle non posso certamente acquistare. La sola cosa che mi reca consolazione è il pensare a te, che mi ami tanto e che io te lo contraccambio con tutte le forze dell'anima mia, facendo voti continui onde l'avvenire possa esserci propizio ad entrambi... 
Scusami, Federico mio, la lunghezza di questa lettera, ma essendo l'unica mia più cara occupazione, vorrei prolungarla all'infinito. Addio, mio dilettissimo, pensa a me, vogliami sempre tanto bene, scrivimi presto e ricevi mille e mille amorosi baci 
dalla tua Emilia
Vado a letto essendo tardissimo.
Il giorno 23 Giugno ore 7 di mattina
Pregiatissimo Signore 
Scrivo queste due righe, onde stia tranquillo... e non scriva fino a nuovo avviso poiché si ritrova nella catastrofe di prima. 
Se non potrà Lei, a darne notizia io stessa lo informerò di quelle che acadrà. 
Lo prego ad esaudirmi, 
e mi dico di Lei Obbligatissima 
Lucia
Milano 26 Giugno 1875
 
Carissimo amico
Non posso tralasciare di comunicarti una ben triste notizia per me e pe' miei figli. — Il giorno 24 corrente venne firmata davanti al Presidente del Tribunale la mia separazione!! Pel momento non posso dilungarmi in dettagli; solo ti dirò che in questi ultimi tempi, soffersi inauditi dispiaceri, tanto che mi forzarono ad abbandonare la casa maritale. 
Il giorno 23 io partiva di quella casa col cuore straziato e lacerato, di dover lasciare tre figli, framezzo al pianto de' miei fidi domestici, che mi adoravano, presentandomi nello stesso giorno dal Procuratore del Re e dal Presidente del Tribunale, i quali, già al fatto di tutto, per mezzo dell'Avvocato Barral, accolsero ed appoggiarono la mia domanda di separazione, che il giorno dopo io firmavo decisamente davanti all'adirato marito, che mi avrebbe uccisa con lo sguardo, potendo. 
Ora tutto è finito!! 
Due figli li tengo io, e tre il Padre coll'obbligo a questo di mandarmeli una volta alla settimana dalla mattina alla sera affinché io li veda, e li possa abbracciare e non essere dimenticata, dai soli esseri che mi devono amare sempre; e che spero non mi vorranno pagare d'ingratitudine, io, che li ho tanto amati, fino a perderne la salute per non volerli abbandonare... Ma ora questo richiede somma tranquillità e cure prontissime, quindi era di assoluta necessità abbandonare quel tetto inospitale sotto il quale soffersi inauditi dispiaceri. 
Ora anderò in campagna e ti saprò dire quando partirò, ed il luogo che avrò scelto per dimorarvi un qualche mese. 
Sto anche cercandomi un piccolo appartamento, e spero finire ogni cosa il più presto possibile, onde dar tregua a tante emozioni che mi uccidono. 
Frammezzo alle mie disgrazie mi sorride e mi consola l'idea che l'amor tuo non mi mancherà mai. Questo è ora l'unica stella che irradierà la mia vita avvenire, e tutta dedicata a questa mia sola affezione, dimenticherò un ben triste e doloroso passato. 
Non scrivermi più col solito indirizzo, ma le tue lettere le dirigerai così. Madame Anais Juillard, Via Monforte 11 e mi verranno tosto rimesse. 
Scrivimi subito, che sono triste a morirne... ti bacia col cuore la tua povera 
Emilia