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Autore

Maia Tsertsvadze

Anno

2019

Luogo

Georgia

Tempo di lettura

3 minuti

Maiarrendersi (never give up)

Ero sola, ma ho trovato me stessa. […]

Io mi sono trasferita in Toscana, una mia amica mi ha trovato un lavoro da una signora di 86 anni a San Gimignano. Sono stata fortunata perché era una persona autosufficiente ed io dovevo soltanto farle compagnia, era il 20 maggio 2017: da quel giorno la mia vita è diventata identica alla sua. Mi addormentavo e mi svegliavo come lei, mangiavo come lei, andavamo insieme al ristorante, al mare, parlavamo per le sue storie. I primi 3 mesi pensavo che la mia vita non fosse reale, mi sembrava di vivere dentro un film. Facevo tutte cose a cui non ero abituata. Mi sembrava di avere due vite, una prima di venire in Italia e una dopo. La gente con cui avevo rapporti tutti i giorni è scomparsa: la mia grande famiglia, i miei amici, i miei colleghi di prima. Giorno dopo giorno queste due vite si separavano sempre di più. Il tempo è padrone, fa tutto da sé, non ci domanda nulla, il tempo cancella, ma lascia dentro di te le cose e le persone importanti. Ero sola, ma ho trovato me stessa. […] Nei miei giorni liberi andavo in una scuola media, così il tempo passava più veloce. Ogni mese era un passo avanti per raggiungere il mio obiettivo; questo mi dava forza e sicurezza. Una volta ho detto a Luciana, la signora da cui lavoravo, se voleva assaggiare khinkali che è il piatto tipico del mio paese: pasta ripiena di carne macinata e spezie. Stranamente lei ha accettato, commentando che conosceva già quel piatto che chiamava però ravioloni. Poi abbiamo riso tanto insieme perché sono due cose diversissime. Avevo bisogno di condividere perché “quello che dai è tuo, quello che tieni è perso”, questo è un famoso aforisma di Shota Rustaveli, il Dante della Georgia. Nel mio paese non ci sono orari per mangiare, ci mettiamo a tavola soltanto quando abbiamo fame. Qui mangiavo sempre le stesse cose ai soliti orari, mi mancavano tanto khachapuri, mchadi, gomi, mwvadi, fxali, chaxoxbili... Vorrei scrivere un libro di ricette georgiane, perché lì ogni regione ha i suoi piatti tipici, muovermi in un tour ideale nelle città e nelle campagne per far conoscere i sapori della mia terra anche in Italia. Comunque, pian piano mi sono abituata, sono iniziate a piacermi lasagna e pizza. Ho imparato a cucinare all’italiana: ragù, pommarola eccetera. Luciana della Georgia non sapeva nulla, per lei era strano sapere che avevo un pianoforte e lo sapevo suonare. Gli anziani di solito pensano purtroppo che i migranti sono dei poverini che non hanno visto nulla. Quando le ho detto che sono laureata, parlo russo ed inglese e avevo voglia di studiare ancora ha iniziato ad apprezzarmi. Quasi tutte le mie connazionali che lavorano come badanti qui in Italia sono laureate. Passava il tempo, Mariam dalla Georgia mi incoraggiava, io cercavo di mandarle tutte le cose utili che trovavo: volevo esserle vicino materialmente, perché fisicamente era impossibile.