Ho conosciuto una ragazza albanese, per me è diventata la prima amica qui in Italia. Lei mi ha dato una mano per tutto: studiavamo insieme in biblioteca, ho conosciuto posti e persone nuove. Io intanto dopo il mio ingresso in Italia ho rinnovato per due volte il permesso di soggiorno in attesa della commissione che doveva riconoscere il mio diritto d’asilo. A luglio 2017 ho fatto l’interview per questo motivo. Ad ottobre è arrivata la risposta: negativa. Avrei dovuto lasciare l’Italia entro 30 giorni oppure fare ricorso. Si sono svegliate due Maia, una voleva che tornassi a casa ad abbracciare mia figlia, l’altra invece diceva di provare ancora. Ho fatto ricorso, dopo sei mesi il tribunale avrebbe deciso. Un giorno la mia amica mi ha portato ad una festa, nonostante non avessi voglia di andare perché il mio morale era giù. L’ultimo autobus passava alle 20, io sono uscita di casa alle 20.10: avrei avuto una scusa per non andare. Il bus è arrivato in quel momento, sono dovuta salire. Quella sera ho conosciuto Andrea. Mi ha colpito subito perché sapeva tante cose della Georgia, era strano perché tanti italiani non sanno nemmeno dove sia. Lui conosceva calciatori, politici e geografia del mio paese. Lui mi ha dato tanta forza, ho ritrovato coraggio, sono riuscita a prendere il diploma di scuola media, ho imparato tante parole nuove e quando non mi venivano non importava perché l’amore non ha bisogno di parole, basta guardare negli occhi...Ad aprile avevo il tribunale, sono andata a Perugia insieme al mio avvocato che mi aveva assicurato che avrei dovuto soltanto essere presente. Una volta lì, però, hanno fatto entrare solo me. Dovevo difendermi da sola e senza traduttore. A luglio dovevo andare al mare con Luciana, ma subito prima di partire è arrivata la risposta del tribunale, ancora una volta negativa. Mi sono sentita tradita non volevo più restare in un paese che non mi voleva. In quel momento tutte le memorie sono riaffiorate. Pensavo a mio babbo che si arrabbiava se non innaffiavo i fiori perché, diceva, come noi abbiamo bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi, così anche loro alla stessa maniera. Pensavo a mia mamma che si preoccupava tutto il tempo per la famiglia e mai per se stessa. Pensavo a mia sorella quando io (sempre) volevo mettermi i suoi vestiti. Pensavo a mio fratello che girava per casa con la maglia del Real Madrid, la sua squadra del cuore. Pensavo a Mariam...Però, intanto, dovevo andare: Lido di Camaiore.