Scheda di dettaglio
Paule Roberta Yao
Questo strano mercoledì
Il viaggio di una giovane donna francese nata in Camerun e residente a Roma alla riscoperta delle sue origini.
Estratti Diario: 4
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 Marsiglia, 2010. Sono gli ultimi giorni dell’anno, quei giorni di festività durante i quali le famiglie si riuniscono, anche quelle distanti, e si preparano ad accogliere ciò che verrà. Paule ha 26 anni, sta tornando a casa dall’Italia, dove ormai vive, per passare il capodanno con genitori e sorelle. A casa la situazione non è facile: dopo trentasei anni di vita comune e tre figlie, il rapporto dei genitori è arrivato al capolinea, la madre se ne è andata di casa scompaginando tutti gli equilibri, anche quelli tra le figlie, che hanno deciso di vivere lontane le une dalle altre.
Paule è la prima ad arrivare a casa del padre, la tensione è palpabile, i movimenti sono misurati, gli spazi comuni contingentati. Una telefonata irrompe nella geometria del rancore: Odette, la sorella più grande, è venuta a mancare nella notte. È proprio Paule a ricevere la notizia e a doverne informare prima il padre, poi la madre e infine l’altra sorella. Incredulità, pianti, dolore.
Il lutto sconvolge la vita di Paule, ma le dà anche l’opportunità di guardarsi dentro, di fare i conti con il proprio presente e con ciò che di esso desidera cambiare. Restare a Marsiglia presso i genitori per accompagnarli nel lutto o andare sempre più verso sé stessa? La risposta è semplice, Paule torna in Italia, trova un lavoro, inizia una terapia. E da quel momento comincia a dipanare il filo, a ripercorrere la sua storia, e affrontando il lutto, si ritrova ad affrontare sé stessa, le sue origini, il suo rapporto con i genitori immigrati, sempre “sull’orlo di due mondi”, in un equilibrio instabile tra la cultura del paese di accoglienza e quello di origine. I genitori non hanno mantenuto legami forti con il Camerun e forse sta proprio a Paule ricostruirli per poter ricostruire sé stessa. Ed è così che alcuni anni dopo, sempre durante le feste natalizie, Paule parte per Yaoundé, dove è nata, e lì viene accolta da nonna, zii e cugini. Il Camerun è “uno tsunami emotivo”, una presa di coscienza delle condizioni della famiglia rimasta al paese, delle loro abitudini e dei loro valori, dei propri privilegi in quanto cittadina europea, ma anche del percorso impervio che hanno dovuto affrontare i genitori per partire, affrancarsi e ricostruirsi senza mai sentirsi davvero accolti. Quel viaggio, proiettandola in una dimensione estranea e familiare al tempo stesso, permette a Paule di completare il percorso di guarigione dal lutto, di conoscenza e di riconciliazione con le sue origini. E forse non è un caso che Paule abbia deciso di vivere in Italia, né luogo di nascita, né paese di appartenenza, né Camerun, né Francia, ma terra d’approdo personale; come se solamente in quel solcare ripetutamente il confine fosse possibile recuperare un’intimità con i genitori e con sé stessa; come se solo in quella terra scelta fosse in grado di decidere chi vuole essere davvero, circondarsi di una famiglia d’elezione e non di sangue, accettare le proprie origini, andarne fiera e sentirsi forte di quell’identità che è danza tra più mondi.
 
La storia di Paule è stata presentata all'interno dell'antologia dei racconti finalisti del concorso "DIMMI, Diari Multimediali Migranti 2019", pubblicata da Terre di mezzo nel 2020 con il titolo "Il Confine tra noi". A cura di Natalia Cangi, Patrizia Di Luca, Alessandro Triulzi. Prefazione di Michele Colucci. Testi di Mamadou Diakite, Fatima Mohamed Abdullahi, Olawale Williams, Falaye Sissoko, Paule Roberta Yao, Houda Latrech, Nahida Akhter, Maia Tsertsradze, Seydi Rodriguez Gutierrez, Liudmila Florenta, Tatjana Vukic, Carlos Roberto Rodriguez, Mouhamadou Lamine Dia, Ndack Mbaye, Atdhe Lusha, Alejandro Luis Vidangos.