Autore
Paule Roberta YaoAnno
2019Luogo
CamerunTempo di lettura
4 minutiQuesto strano mercoledì
Nel pomeriggio stesso e fino al funerale che si sarebbe tenuto il 3 gennaio 2011, la gente non smise di entrare ed uscire di casa con modalità più o meno discrete, empatiche, piacevoli, gradite. Reduce dall’incubo della camera mortuaria, mi resi conto di non aver ancora diffuso la notizia tra i miei amici italiani. Molti di loro erano il prodotto di bellissime esperienze e c’era davvero l’imbarazzo della scelta. Come migliaia di giovani europei, avevo partecipato al programma Erasmus in quel di Trieste nel 2004 e a quello di assistente di lingua sostenuto dal Miur che mi aveva vista impegnata in un istituto alberghiero dell’Agro Nocerino Sarnese, alle porte della Costiera Amalfitana, qualche anno dopo. Con tutte quelle persone da e con cui mi facevo le vacanze su e giù per la penisola da anni, sentivo di dover e voler condividere questo momento alla stregua della mia famiglia biologica. Da questa esigenza di partecipazione emotiva, nacque un poema che mandai come allegato della mail rivolta a quella che era allora la mia famiglia italica:
 
Questo strano mercoledì, ho cercato di accettare l’inaccettabile afferrando appieno il significato delle parole che spesso e volentieri usiamo in modo improprio o per arieggiare i polmoni.
Questo strano mercoledì, ho toccato di mano l’apice della sofferenza umana e ci siamo riuniti accantonando i vecchi rancori e dissapori.
Questo strano mercoledì, ho letto sul volto di mio padre come se fosse un libro aperto ed ho parlato con mia madre senza neanche dirle una parola.
Questo strano mercoledì, mi sono aggrappata alla speranza assurda che tutto questo fosse solo un incubo e che mi sarei svegliata a breve in un mare di sudore.
Questo strano mercoledì, ho riscoperto la gioia dimenticata dello stare insieme, della condivisione anche se ora dovremo fare i conti con la sua assenza ma sopratutto con le nostre mancanze, i rimpianti ed i sensi di colpa.
Questo strano mercoledì, ho provato un groviglio di sentimenti devastanti ma anche belli nel vedere la gente salire sul primo treno o aereo utile, o fare una telefonata per semplicemente starci vicino.
Questo strano mercoledì, sono stata davvero orgogliosa di sentire quanto bene la gente diceva e pensava di mia sorella e di vedere che uno raccoglie sempre quanto seminato.
Questo strano mercoledì, mi sono ricordata che ci sono stati anche i tempi in cui eravamo uniti e felici guardando le vecchie foto e mi sono chiesta cosa fosse successo.
Questo strano mercoledì, ho pensato a tutte le persone con cui ho litigato, con cui mi sono confrontata nell’arco della mia vita.
Questo strano mercoledì, ho pensato che per molti di loro sarebbe stato più facile chiudermi la porta in faccia ma hanno scelto invece di provare a capire, a dialogare e a mettersi in gioco.
Questo strano mercoledì, ho finalmente interiorizzato che non aveva più alcun senso serbare rancori e che la rabbia distrugge e rode solo chi la prova.
Questo strano mercoledì, ho pensato a un mio caro amico che è venuto a mancare questa estate ed ho pensato alle sorelle in maniera ossessiva.
Questo strano mercoledì, mi sono sentita dire le cose che diciamo tutti, me compresa, quando un amico, un parente, un conoscente perde una persona cara e mi sono sembrate di una banalità pietosa.
Questo strano mercoledì, ho accarezzato ed abbracciato mia sorella. Era gellida ma sembrava stesse cosi serena.