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Le femmine e i cani non possono entrareAutore
LilithTempo di lettura
6 minuti18 dicembre 2024: Giornata Internazionale dei Migranti
Nel frattempo, anche dopo esserci lasciati, Luca continuò sempre a mandarmi delle lettere e dei fiori. Mi mandava delle lettere perché l’avevo bloccato sul telefono e non aveva nessun altro modo per contattarmi. Mi scriveva che mi amava, che aveva intenzione di passare il resto della sua vita con me. Non ero certa di poter credere a tutto ciò che mi scriveva, ma non posso negare che attendevo con ansia le sue lettere! Non mi capivo, non sapevo come comportarmi. Una mia amica mi disse: “Devi dirgli di smettere di scriverti, devi capire cosa provi in una vita completamente senza di lui, così riuscirai a capire che scelte fare, finché lo sentirai sarai confusa perché non l’avrai perso veramente”. Queste parole mi toccarono molto. Era vero, anche se ci eravamo lasciati, Luca non era svanito. Era sempre presente, mi scriveva, si presentava ai saggi di mia figlia regolarmente come aveva fatto dal giorno che aveva conosciuto Joy. Non ero pronta ad accettare una vita completamente senza di lui, non volevo nemmeno scoprire che cosa si provasse in una vita senza l’uomo con il quale avevo cresciuto mia figlia e avevo condiviso tutti i momenti felici della mia vita. Così decisi di riprovare. Non credo molto nell’amore. Faccio davvero fatica a fidarmi, faccio davvero fatica a credere che qualcuno possa amarmi. Ma Luca mi dice che mi ama. Mi dice: “Devi credere di più in noi” e io gli rispondo: “Ci provo ma non ci riesco sempre”. Lui mi dice “Quando ti viene il dubbio, chiedimelo”. E così chiedo. Gli chiedo: “È vero che ci amiamo?”. E lui mi bacia rispondendomi: “Certo che sì”. A volte gli chiedo: “Ma tu mi vuoi lasciare?”. E lui mi risponde sorpreso: “Ma come ti viene in mente?!”. Andammo avanti in questo modo, oscillando tra l’amore e il dubbio, per altri sei mesi. Uno di questi giorni mi regalò anche un anello di diamante. Ma io ora più che mai sono piena di dubbi. Poi un giorno chiesi a me stessa: “So che lui mi vuole bene, ma perché allora mi vengono così tanti dubbi?”. La risposta era lì nascosta da qualche parte dentro di me. Il bisogno di non sentirmi sola, essere amata e avere una famiglia era sempre il mio bisogno primario. Così sono sempre rimasta legata nei rapporti infelici. Ho vissuto un’intera vita in cerca di amore, correndo dietro alle donne dell’età di mia madre come Luna, in cerca dell’amore materno che avevo perso in tenera età; correndo dietro a Luca in cerca di amore e protezione da parte di una figura maschile che non ho mai avuto nella mia infanzia. Poi un giorno mi sono resa conto che ormai sono cresciuta, non ho più bisogno dell’amore altrui! Il mio bisogno ora è cambiato! Ora per me il bisogno di serenità prevale sul bisogno di una famiglia. Il bisogno di amare e proteggere me stessa prevale sul bisogno di essere amata da qualcuno. Non ho più bisogno di nessuno per sentirmi completa. Ho imparato che amare me stessa è un compito che dovevo fare da sola e che non dovevo mai delegare a nessuno. La parola “casa” forse per molti significa un posto sicuro con porte e finestre, creato con dei mattoni e del cemento. Io ho cambiato molte case nella mia vita e non ho mai avuto grandi legami con nessuna di queste. Ho vissuto in case costruite con foglie di cocco, pezzi di bambù e lamiera. Ho vissuto in case costruite con mattoni e cemento. Spesso era proprio la casa il posto meno sicuro per me. Spesso erano proprio le persone con cui vivevo in casa che erano i più pericolosi per me. In fondo, una casa quanta sicurezza ci può dare se non possiamo fidarci di coloro con cui viviamo? Per me la casa è il posto dove sono felice con mia figlia. Mia figlia si è diplomata al liceo scientifico e ora va all’università a studiare fisica. Ha già preso la patente, frequenta un gruppo di danza molto famoso. È una ragazza forte, intelligente, colta e dolcissima. È anche molto brava a disegnare. Un giorno disegnò una bellissima fenice e me la regalò dicendo: “Mamma per me tu sei come una fenice che rinasce dalle sue ceneri”. Era il regalo più bello che avessi mai potuto ricevere. Lo tengo vicino alla mia testa in camera da letto quel bellissimo regalo. Mia figlia ormai è una piccola donna. Sono riuscita a proteggerla e a crescerla sana, oggi non potrei sentirmi più orgogliosa e più felice di così. Le ferite e le cicatrici sono ancora lì, so che non svaniranno mai, ma mi alleno tutti i giorni per poter dimenticare. Paulo Coelho disse: “Dimenticare non vuol dire cancellare, ma ricordare senza soffrire” una frase che mi ha insegnato a ricordare con benevolenza verso me stessa ciò che ho comunque superato. Vorrei condividere con voi anche un’altra bellissima frase di Stephen Hawking che ripeto spesso a me stessa: “Ricordatevi di guardare le stelle e non i vostri piedi, per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare e in cui si può riuscire”.