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Autore

Daniela Santerini

Anno

1968 -1969

Luogo

Pisa/provincia

Tempo di lettura

13 minuti

Cioioi ’68

Nel cielo c’era un via vai di aeroplani e di elicotteri, c’era un rumore insopportabile.

Saigon 2/11/1968

Sono a Saigon, la partenza è stata anticipata perciò sono quasi due giorni che siamo qui. All’inizio è stato molto brutto, avevo tanta paura, si vedevano solo soldati armati fino ai denti, intorno all’aeroporto c’erano le barricate con dei militari di vedetta, tanti aerei da combattimento e tanti tanti soldati spossati da un caldo così insistente. 

Penso che la guerra sia una cosa molto brutta, una cosa inumana. Siamo tutti uguali anche se qualcuno ha la pelle diversa, ed è molto brutto che ci si odi dal più profondo del cuore fino al punto di togliere la vita ad un proprio simile. 

Il mangiare è veramente uno schifo, non igienico, nel caffè, nello zucchero, nel latte, nella carne, da ogni parte ci sono piccoli animaletti. Io sono molto delicata di stomaco e perciò sono due giorni che mangio solo pane con il burro. Anche l’alloggio è indecente, un gabinetto diviso con molte persone, la porta senza chiavistello, poca acqua e molto sporco.

Ma oggi abbiamo protestato; abbiamo detto che se non ci avessero trattato civilmente noi saremmo tornati a casa, perciò abbiamo ottenuto una camera grande e ariosa e del cibo eccellente. 

Anche la fifa è passata, tutto è tornato alla normalità. 

 

Saigon, 3/11/1968

Le ore passano lentamente. 

Stamani ci siamo alzate alle dieci, ma stanotte non ho quasi mai dormito. Nel cielo c’era un via vai di aeroplani e di elicotteri, c’era un rumore insopportabile. La notte era calda, ma pioveva fortissimo, l’acqua scendeva fitta e rumorosa e ogni tanto qualche tuono si confondeva con il rumore dei reattori. Anche qualche sparo, ogni tanto si sentiva fra tanti rumori. Ho dormito poco, ogni rumore mi faceva sobbalzare e il caldo mi chiudeva la gola. La vita che conduciamo qui è molto monotona, perciò ci annoiamo, passiamo tutto il nostro tempo a scrivere, a mangiare e dormire. 

Anche oggi pomeriggio fa caldo, non riesco a farmi una ragione di stare 2 mesi qui. Non abbiamo ancora stabilito le tappe della nostra tournèe.

 

Saigon 5/11/1968

La giornata è passata in fretta e stasera siamo andate a vedere uno show. C’era una cantante molto bella e molto brava che ha avuto moltissimo successo, è stata veramente forte. 

Alle 11 e mezzo siamo usciti dal locale e siamo andate a mangiare due uova al prosciutto, abbiamo parlato un po' e poi siamo tornati al nostro villino. Abbiamo passato indisturbati gli sbarramenti, ma durante il viaggio nel buio e nel silenzio si è sentito uno sparo. Non ho mai provato paura più grande, sono stati dei momenti terribili che non auguro a nessuno. Uno sparo. Nei miei 15 anni di vita non avevo ancora sentito uno sparo, mi ha fatto tanto effetto, credo che io non potrei combattere perché ad ogni colpo farei un salto. 

Chissà quanti poveri ragazzi sono morti e moriranno su al fronte, quanti figli sono rimasti senza padre e quante mogli senza marito, quante madri senza figli. Ora piangeranno su di un’immagine ricordando un corpo che ora giace inerme nel fango, al freddo intenso al caldo insopportabili e nessuno più nessuno renderà a quelle persone i loro cari. Ma il mondo è così sempre sarà così, ci saranno sempre l’odio e la vendetta e nessuno potrà vivere in pace fino a quando ci sarà la legge tremenda della sopravvivenza e del possesso. 

E subito dopo si sono sentite cannonate, smitragliate ed altri rumori che non siamo riuscite a capire.

Saigon 8/11/1968

Dopo 30 minuti di viaggio siamo arrivati a destinazione, abbiamo per la 4° volta scaricato e montato gli strumenti ed abbiamo ordinato il mangiare. Alle 8,20 abbiamo cominciato a suonare, stasera siamo andate bene, sono stata molto contenta perché erano dei negri e mi hanno detto che ho cantato bene, fatto da loro e stato un complimento che mi ha reso felice, perché io giudico i negri nel campo musicale dei veri mostri di bravura non per niente sono ammiratrice di due bestioline come “ARETHA FRANKLIN AND WILSON PICKETT”.

 

8/11/1968

Siamo usciti dalla base ed abbiamo aspettato un po' che arrivasse la scorta che ci avrebbe accompagnato fino a Saigon. Dopo almeno 20 minuti sono arrivate 3 jeep con una mitragliatrice con un caricatore molto grande e così siamo partiti; dopo un poco di strada ci ha accompagnati anche un’auto blinda. Nel cielo ogni tanto si vedevano due o tre bengala che rischiaravano tutto intorno. Così ben scortati siamo arrivati a destinazione sani e salvi. 

 

Danang 13/11/1968

Abbiamo accettato di venire qui perché nel contratto c’erano Tokio, Hong-Kong, Manila, Bangkok ecc.ecc. invece la nostra grande tournèe si risolve qui in questi posti dove vengono le prostitute per guadagnare un po' di soldi. 

 

Io ho una fifa da morire penso che se lo sapessero i miei mi verrebbero subito a prendere. Non è vita per noi questa ogni minuto è vissuto nella paura. 

 

Danang 19/11/1968

La serata come ho già detto era calma, tutto un tratto si sente una botta fortissima come una cannonata, ma noi non ci abbiamo fatto caso perché ormai per noi sono cose normali. Dopo poco ce ne è stata un’altra e allora la paura si è dipinta sui nostri volti. E subito dopo si sono sentite cannonate, smitragliate ed altri rumori che non siamo riuscite a capire. Una voce urlava di spegnere la luce, noi eravamo tutte rannicchiate nel letto una stretta all’altra e i nostri cuori battevano fortissimo. Poi tutto si è calmato, noi siamo andate sul terrazzo, si sentivano ancora le cannonate ma erano più lontane e meno forti. Nel cielo si vedevano lunghe fila di bengala e di razzi di segnalazione. Poi sono partiti dall’aeroporto almeno dieci caccia e altri aerei. Qualcuno andava verso la base dove c’era stata la battaglia, altri giravano intorno alla città in cerca di qualche V.C. e di qualcuno che volesse penetrare clandestinamente in Danang. Siamo tornate a letto, nessuno sapeva mascherare la propria paura, ma il sonno ci ha sopraffatte e dopo un po' ci siamo addormentate.

Questo aereo è proprio un catorcio, perde i pezzi, dalla tettoia mi arrivano certi goccioloni d’acqua.

Danang-Saigon 22/11/1968

Siamo in viaggio; fra circa quaranta minuti arriveremo a Saigon. Siamo partiti alle 11,40 mentre stava piovendo. Il viaggio è piuttosto scomodo e non vedo l’ora di atterrare. Questo aereo è proprio un catorcio, perde i pezzi, dalla tettoia mi arrivano certi goccioloni d’acqua. La cosa più ganza è l’aria condizionata, ci sono dei tubi con dei buchi e ogni tanto esce fuori un po' di aria fredda; quando siamo partiti sembrava di essere in Siberia. 

Qui sopra si sentono molto i vuoti di aria, sembra di rimpiccolire a me fanno paura perché sembra di cadere e poi perché rimango senza fiato. E’ un aereo da paracadutisti, attaccate ci sono le attrezzature per paracadutarsi, io spero che non ce ne sia bisogno. 

 

Saigon 23/11/1968

Oggi siamo state tutto il giorno in giro in cerca della mini. Siamo andate in tutti i migliori negozi di Saigon, ma non abbiamo trovato niente. Poi siamo andate in una specie di mercatino, ho visto un medaglione d’oro meraviglioso, l’avrei voluto comperare per la mia mamma, ma costava molto e così ho rinunciato. Spero di non tornare più in quel mercatino in questi tre mesi perchè è una specie di cottolengo, ci sono persone che sembrano mostri. C’era un bambino di pochi mesi con una testa grandissima, era un mongoloide povera creatura, come era brutto. Poi c’era una donna con tutta la faccia deformata, anzi al posto della faccia aveva un poro grandissimo formato da tre palle, era una cosa mostruosa, queste persone sono disgraziate per tutta la vita, sarebbe meglio che morissero appena nate soffrirebbero meno. Ma torniamo alla mini, l’abbiamo trovata è molto bella, blu, con i disegno d’oro mi sta abbastanza bene. L’abbiamo pagata P. 2500 cioè £ 15.000 italiane. Non abbiamo trovato gli stivaletti, così ci devo mettere le scarpe della divisa. 

 

 

Saigon 25/11/1968

Il 2° SHOW non è andato bene perché c’erano molti razzisti e noi facciamo tutti  pezzi Soul, così piano piano se ne sono andati quasi tutti.

A me non me ne frega niente perché io quella gente la odio tutta, perché sono degli esseri indegni di vivere.

Quando abbiamo finito di suonare ci sono venuti tutti intorno ed erano felici forse perché li avevamo fatti sentire un po' vicino a casa.

Danang 3/12/1968

La mattina è stata monotona e noiosa ma il pomeriggio in compenso è stato molto movimentato. Oggi due SHOW, tutti e due nelle basi dove abbiamo già suonato. Il primo SHOW secondo me non è stato molto bello,ma abbiamo avuto ugualmente molto successo, abbiamo preso 1. Il 2° SHOW è andato invece meglio, anzi dirò che a me è piaciuto moltissimo. Mentre cantavo c’era un negrettino che mi guardava e mi rideva contento perché facevamo le canzoni della sua gente. Poi abbiamo finito e siamo uscite e dopo non l’ho più visto. 

Alle 22 ci hanno portato a mangiare, appena entrata ho visto il negrettino. Lui mi è venuto incontro con una busta e sopra c’era scritto “Lolita” io gli volevo dire che mi chiamavo “Rossella”, ma Viviana mi ha detto che per loro “Lolita” significa ragazza graziosa. Allora io l’ho ringraziato, lui è uscito. Dopo poco è rientrato con una giacca da militare, mi ha detto che era per me, mi faceva tanta tenerezza. Poi si è seduto a mangiare al nostro tavolo, così abbiamo cominciato a parlare e siamo diventati amici. Mi ha detto che è stato in Italia, a Livorno, e che il suo cantante preferito è James Brown. Io gli ho detto che amo Aretha e Wilson, che ho una grande ammirazione per la sua razza e che in Italia loro sono considerati come noi, lui ne è stato molto felice e mi ha ringraziato. Dopo un po' se ne è andato. Mi ha detto che quando torniamo mi porta un distintivo e un disco 33 L.P. di Wilson. Io spero che venga quando torniamo lì, non per i dischi, ma perché mi piace parlare con lui, perché è un ragazzo molto buono. Quando siamo tornate a casa ho aperto la busta, c’era una cartolina di auguri per Natale e dietro c’era scritto in inglese che Daniela mi ha decifrato “Sono felice di aver conosciuto una ragazza giovane e CHARMANTS, ti auguro che tu possa passare tanti giorni felici nella tua casa” affettuosamente John, 

 

Danang 8/12/1968 

Anche oggi abbiamo fatto due SHOW, uno al 5/6 e uno all’E/M. Sono andati bene, specialmente il secondo. Siamo arrivati in ritardo perciò lo SHOW è stato più corto. 

All’E/M c’erano moltissimi negri che urlavano a non finire quando facevamo il Soul, sembravano drogati, stavano sdraiati sulle sedie con gli occhi chiusi e muovevano tutto il corpo a tempo di musica. Erano una cosa fortissima davano l’incitamento a fare meglio, a far di più. Quando abbiamo finito di suonare ci sono venuti tutti intorno ed erano felici forse perché li avevamo fatti sentire un po' vicino a casa. 

All’E/M il manager, cioè quello che ci da il voto, è un ammiratore come me di “Wilson Pickett” e tutte le volte vuole che gli canti “I’m sorry about that”.

 

Danang 9/12/1968

Oggi finalmente siamo di festa, un po' di riposo dopo tanto lavoro ci voleva proprio. Dovevano portarci a vedere lo SHOW di Bobby o Ray ma non c’erano le auto perciò siamo andate a mangiare al solito ristorante francese. Lì vi abbiamo trovato un piemontese, finalmente dopo tanto tempo uno che parla bene l’italiano. Ha mangiato con noi e abbiamo discusso del più e del meno. Poi lo abbiamo invitato alla nostra residenza e gli abbiamo fatto leggere il contratto, ci ha detto che c’è scritto che dobbiamo stare tre mesi qui. Che fregatura! Abbiamo bevuto insieme e poi ci siamo messi a parlare dei negri dai discorsi che faceva si capiva che era un razzista. Che merda!! Ha detto che sono delle bestie e che fra un po' di tempo verranno sterminati perché non è una razza che merita di stare al mondo. Io gli avrei rotto il muso. Dovevo essere diventata rossa perchè mi sentivo prendere fuoco. Gli ho detto che se fossi un negro ai razzisti gli sfarei il muso. Poi parlando abbiamo capito che era un fascista. Ancora più merda!

Il Debutto delle Stars
Il Debutto delle Stars
Le Stars
Le Stars
Uno dei taccuini per gli appunti di Daniela Santerini fotografato da Luigi Burroni.
Uno dei taccuini per gli appunti di Daniela Santerini fotografati da Luigi Burroni.
Un altro taccuino di Daniela Santerini fotografato da Luigi Burroni.
Un altro taccuino di Daniela Santerini fotografato da Luigi Burroni.