Autore
Giuseppe SalveminiAnno
1916 -1918Luogo
Arezzo/provinciaTempo di lettura
11 minutiDiario della mia vita militare
18 Agosto. Venerdì - Arrivo dei Giovani Esploratori
Ieri sera era una serata buia, buia e da un momento all’altro minacciava un acquazzone. Difatti verso le 22 incominciò a venir giù goccioloni, grossi grossi accompagnati da un vento furioso e da lampi e tuoni che si riflettevano anche dentro la tenda. Piovve per tutta la notte. Alle 5 smise e andammo a malincuore all’istruzione, ma giunti a Osteria Silla ricominciò, cosicché ci riparammo per un po’ sotto ad un ponte e dentro una stalla d’un contadino e poi smesso di piovere facemmo istruzione di plotone in ordine chiuso. Il giorno mentre eravamo a lezione di reg.ᵗⁱ teorici dal ten. Doria, vedemmo arrivare i “Giovani Esploratori”, annunziati nell’ordine del giorno di ieri. Con ironia accogliemmo i “Bois-Scouts”, o biscottini, come li chiamavamo noi! Mi è parso mille anni che suonasse la libera uscita e poi via di corsa in camera mia. Pulito mi sono salito dalla sig.ⁿᵃ Marietta: “Buongiorno signorina! Sono di parola; ma forse temo che già si sia pentita di aver chiesto la mia parola, perché le sarò importuno.” “Tutt’altro, anzi… Vede come piove fuori? Preferisco stare in casa anziché andare alle Terme del Leone.” E così via dicendo, abbiamo continuato a discorrere tanto, tanto, raccontandoci la nostra vita: È essa amica di Lydia Borelli, ama la scena, il teatro, ma la sua famiglia, distinta e agiata, non gliel’ha permesso…; la volevano fare sposare ad un vecchio signore ricchissimo, ma ad essa non piaceva e meno i baci che lui le dava…; poi amò suo cugino, ma accortasi che suo zio (rimasto vedovo) pure l’amava e anzi un giorno le propose il matrimonio, ella dovette rinunziare anche al di lui figlio. Si innamorò di lei perfino un corteggiatore di sua madre… Infine mi narrò il suo più grande ed ultimo?!!... amore: Era uno spagnolo, non ricordo il nome, frequentava il 3° anno di ragioneria… ma non voleva studiare… gli piaceva la scena, il teatro, la vita del virtuoso… e lei no, voleva che prendesse prima la licenza da ragioniere. Lui l’amava alla pazzia e lei profittava di questa arma per spronarlo allo studio. Un giorno alfine gli fece una scenata, dicendogli che se non studiava ella lo avrebbe piantato… anzi non gli voleva più bene… Fine tragica: lui dal dispiacere tentò di suicidarsi con un colpo di rivoltella…; ma invece si sgraffiò appena!! I suoi di lui fecero una scenata a quelli di lei e così lo spagnolo, che conosceva bene Lydia Borelli, andò seco lei e la compagnia in America. Adesso, concluse, deve essere sottotenente al fronte, ma non mi scrive più… Ed io: “Se lo trovo io… Marietta… Lo prenderò per un orecchio e lo condurrò pentito e umiliato, in ginocchio davanti a voi!! Guai a lui, se si rifiutasse!” E lei a me, con spavento: “No, no, per carità! Se lo ritrovasse non gli dica mai che ha conosciuto me! Ha capito? Me lo prometta!” Mi fu facile rassicurarla, come mi fu facile baciarla e ottenere… il suo affetto. Le domandai se io fossi riuscito a scappare stanotte dall’accampamento, ella mi avesse accolto… per vivere della sua parola… e dei suoi baci… Me lo negò recisamente e con spavento. Pure al momento di lasciarla, che giunse presto, si mostrò addoloratissima e avrebbe voluto che infrangessi la disciplina. Cosa devo dire di lei? È una come tante ve ne sono! Sta a Porretta sola…, per cura…, conosce tutti gli ufficiali…, ma ciò me ne importa poco o punto. Non è bella, ma simpatica, piccola di statura, begli occhi e bei capelli, piena di vita e di anima, una voce fresca, frivola, ma disinvolta che denota una certa cultura. Insomma dovessi dare con sicurezza e con giustizia un giudizio di lei, direi che molte cose l’accusano, ma tante di più la difendono. Sono tornato all’attendamento con un insolito fuoco nel sangue. Perdio ho 19 anni!
19 Agosto. Sabato
Stanotte ha piovuto sempre e dirottamente! Tutti noi ridevamo dei biscottini che hanno subito avuto il battesimo dell’… acqua… e con la nostra fantasia si udiva i loro pianti e i loro teneri appelli alla mamma!! Io per tutta la notte ho sentito molto freddo, ho avuto dolori di ventre e ho dormito pochissimo. La mattina con dispetto di noi tutti ha smesso di piovere e siamo andati ai tiri contro sagome rappresentanti dei nemici sdraiati. Appena, appena le scorgevo, data anche la mattinata nuvolosa e così non l’ho chiappate mai. Eccetto però una diecina d’allievi, tutti gli altri hanno fatto come me. Poi abbiamo veduto sparare le pistole-mitragliatrici. Sono queste delle macchine nuovissime a due canne, leggere e che possono sparare più di mille colpi al minuto e teoricamente anche 2000. Io pure cercai di tutto di essere messo in quell’arma, ma erano già troppi. La sera sono andato da Marietta. L’ho trovata, in un elegante accappatoio, che stava preparandomi una tazza di caffè; m’ha poi offerto un bicchierino di vermouth e sigarette. Mi sono trattenuto una mezz’ora sola nella sua camera, perché la vista di sì amabili cose e la movenza dei baci che mi dava, mi mettevano il fuoco nelle vene e mi facevano venire i fumi al cervello. Così le ho inventato che dovevo andar via subito, che ero lì di contrabbando e che neppure domani potevo venire… perché ero di servizio…, di guardia…, solo stanotte, se lei avesse voluto, … mi sarebbe stato facile scappare e venire…, ma… Ci abbiamo discusso sopra l’altra mezz’ora, mettendo in chiaro i prò e i contro, e alfine ha deciso che alle 23 m’avrebbe atteso con… trepidanza… anzi che non mancassi… guai se la facessi attendere invano…! Così la lasciai, che lei andava alle terme del Leone e io a trovare Polvani per farmi aiutare nell’impresa. Non dirò come ho passato queste due ore lunghe interminabili…, morso da un desiderio di conquista e un rimorso di vergogna…! Alle 22.30’ sono uscito, cheto cheto dalla mia tenda, senza svegliare i compagni, … e dopo aver guardato con occhio sospettoso intorno a me… ho avanzato, curvo nella persona e sveglio con gli occhi, di tenda in tenda e alfine mi sono avvicinato al reticolato che chiude il campo. Adesso avevo da fare il più difficile. Vedevo la sentinella che passeggiava in giù e in su. Di più la notte era serena! Ho avanzato strisciando nel terreno, piano piano con mille cautele e al momento che la senti nella mi voltava le spalle e iniziava la sua passeggiata del ritorno, mi sono affrettato a raggiungere il reticolato, passare sotto di questo e strisciare giù per il monte, fra rovo e rovo e giunto alla casa ho aperto l’uscio e sono entrato!... Cosa è successo? Non me ne ricordo, o meglio non voglio ricordarmelo! So che infine ha avuto una crisi di pianto. Ha pianto, ha pianto tanto, che non credevo di riuscire più a consolarla! Poi si è calmata. Io sono seduto su una poltrona posta di faccia ad un terrazzino, la cui finestra era aperta, l’ho presa nelle mie ginocchia e ho cominciato a carezzarla lievemente, mentre lei muta e lacrimante pareva assorta e affascinata nella contemplazione della natura. Difatti in quel momento, la natura offriva una poesia e un fascino incantevole. Era un plenilunio completo d’Agosto, plenilunio delicatamente argenteo, senza la più leggera nebbiolina, senza la più tenue nuvoletta. Bianca, candita, Cinzia pareva che sorridesse nel Cielo, diffondendo per ogni dove, una luce chiara, immensa, tutta tremolii d’argento, tutta fosforescenze azzurre e trasparenze dolci e luminose. I monti ne erano circonfusi e avrebbesi potuto in quella notte, quasi direi, contare le foglioline degli alberi, tanto sotto quella limpida fosforescenza, sembrano staccate l’une dall’altre… Ogni stella sembrava che avesse un riflesso di pietra preziosa, come di fini topazi, di languidi opali e di verdi smeraldi… L’astro di Venere troneggiava, per la sua luminosità e per i suoi riflessi su tutte le altre…! E la poesia di quell’ora, ridestava nei nostri cuori… echi sopiti di care rimembranze…, desideri più o meno compiuti… Parole dolci e soavi… che erano rimaste nei precordi…; e i baci rifiorivano sulle nostre labbra… e le nostre teste tornavano a cercarsi l’una con l’altra per sostenersi a vicenda, il che tutto insieme formava una musica inebriante di sospiri e di baci… Pareva che le fronde, intorno a noi sospirassero e c’invitassero alle loro segrete… ombre… odoranti… L’acque del Reno vicino, strisciando entro il loro letto alabastrino, mandavano a noi le loro voci leggere…, come lamenti…, murmuri, … sospiri…, piccole risa tintinnanti… scrosci improvvisi…, spandendo ovunque il fascino della loro poesia e dandoci l’illusione che Ninfe e Amori cantassero a noi le loro storie più patetiche e sentimentali! Dalle boscaglie piene di fiori veniva a noi una sottile fragranza che inebriava…, mentre dai campi giungeva il trillar dei grilli… e dai freschi ruscelli il gracidar delle rane. Insomma un sorriso divino di letizia, un alito possente di vita, agitava l’universo! Quanto rimanemmo lì ancora? Assai! Me ne andai che erano le due del mattino. Rifeci la solita via e riuscii a scamparla! Avevo il cuore che batteva forte forte, la testa che girava; e giravo, giravo, fra quel labirinto di tende, senza riuscire a trovare la mia. Alfine la scorsi e vi entrai cautamente… e cercai di dormire… Fu impossibile! Ogni volta che chiudevo gli occhi, Morfeo crudele, m’appariva minaccioso… e sognando da sveglio…, sognavo di stringere ancora al mio seno, in un amoroso amplesso, quel corpicino sottile e flessuoso, mi pareva di baciare anelante l’amate sue cinabre labbra… i neri suoi capelli ed i bellissimi suoi occhioni languidi…, languidi il cui sguardo profondo dava una strana dolcezza al mio corpo. Allora lei s’abbandonava a me, ed io sostenevo quel suo profumato corpo caduto fra le braccia mie languidamente e poggiando il mio capo sul suo seno caldo e palpitante, mi pareva di udire i veloci battiti del suo cuoricino e gli affannosi respiri del petto suo; cosicché, come inebriato anzi pazzo di passione, la stringevo di nuovo, all’improvviso… più forte…, poi rallentavo la stretta, chiudevo gli occhi, lasciavo cadere il capo pesantemente… venivo meno…, e mi pareva di avere succhiato l’intera felicità della vita. Il fatto si è che la sveglia mi trovò addormentato da poco e mi fece un tal piacere a sentirla, che avrei strangolato tutti.