Autore
Giuseppe SalveminiAnno
1916 -1918Luogo
Arezzo/provinciaTempo di lettura
5 minutiDiario della mia vita militare
12 Novembre. Domenica
Verso le 7 mi ha chiamato il col. Toti e mi ha dato diversi ordini; poi mi ha chiamato il ten.ᵗᵉ Mosiello, aiut.ᵗᵉ magg.ʳᵉ in 2ᵃ e me ne ha dati altri, tutti adeguati al mio servizio di uff.ˡᵉ di guardia. Che seccature e quanti grattacapi! Mi pare mille anni di smontare! Verso le 17 mi è venuto l’ordine d’accompagnare la guardia smontante al posto di medicazione del 1° Batt.ⁿᵉ per l’iniezione anticolerica. Così non sono potuto andare neppure ad una piccola festicciola, tenuta da alcune dame inglesi, presso la casa del soldato, in onore degli ufficiali della brigata Casale. Di più ho aspettato, una ora, inutilmente ad aspettare il medico, e finalmente ho mandato a spasso i soldati ed io sono tornato in tenda, perché mi sentivo poco bene. Ho punito severamente un certo Brandolini Angiolo, perché chiacchierava in riga e perché non ha obbedito di andare sotto la tenda. La 1ᵃ volta che punisco, ma vi sono stato costretto per la mia dignità! La sera, per la prima volta sono andato a mensa del 3° Batt.ⁿᵉ ed ho trovato una comitiva d’ufficiali, allegrissima. Bensì mi si è preso dei forti dolori di ventre.
13 Novembre. Lunedì
Nella mattina nulla di nuovo; la sera verso le 13 siamo andati a fare istruzione in piazza d’armi, che non è altro che un gran prato, dal panorama simile a quello del Giuncheto di Castiglioni. In lontano, vediamo un ponte sull’Indrio e le poche case di Villanova [Villa Nova]. Il mio attendente l’avevo fatto rimanere, perché mi rizzasse una tenda; ma tornato, m’ha detto che il Col.ˡˡᵒ Toti, aveva fatto togliere la tenda sua e quelle degli altri ufficiali. Così gliel’ho fatta fare in coda alla mia compagnia. Ho voluto togliermi da quel baraccone, dormitorio di tutti gli ufficiali, perché avevo meno libertà e sperdevo tutta la roba. La sera sono andato a mensa; ma è un vitto che non mi piace e poi spendiamo troppo. Il collega Celada, figlio del famoso tenore Celada, milanese, direttore di mensa, cantò dopo cena, molto bene, alcuni pezzi d’opere. Poi andai a letto, perché sono molto infreddato; gli altri rimasero a giocare.
 
14 Novembre. Martedì
Abbiamo fatto istruzione dalle 7 alle 10. Alle 10 ½ sono andato a mensa. Poi dalle 12.30 fino alle 16.30, nuovamente in piazza d’armi. Sono sempre raffreddato e a mensa non ho mangiato nulla. Sono andato a dormire sotto la tenda. Si starebbe benissimo; ma anche qui, topi grossi come conigli, mi hanno molestato tutta la notte. Mi sono addirittura insoffribili!
15 Novembre. Mercoledì
Verso le 3 del mattino, un rumore insolito e grandioso che faceva tremare tutta la terra ci ha svegliato e fatto affacciare fuori della tenda. Uno spettacolo grandioso ha colpito il nostro sguardo. Una 80ina di aeroplani austriaci, volanti a bassa quota e carichi di bombe, hanno attraversato il nostro campo, in direzione delle città venete. Il fante subito ha impugnato il fucile e s’è messo a sparare con furore. Dopo un momento il campo risuonava di migliaia di fucilate e di grida e di minacce. Poi è tornato il silenzio, solo dentro le tende si sentiva bisbigliare i commenti del fante. Come al solito alle 7, siamo andati all’istruzione e quindi mi sono accertato che non abbiamo neppure un’ora libera per riposare o per scrivere una lettera a casa. E se ne avrebbe tanto bisogno! Bah, pazienza! Nei momenti di sconforto, penso alla noia e al tedio che mi prendeva a Castiglioni, alla nevrastenia che mi dava lo studio, alla triste figura che avrei fatto, nel gironzolare per le strade senza far nulla e infine all’opera patriottica che compio quassù e così prendo coraggio e fiducia, non mi lamento del presente e mi preparo per l’avvenire. A mensa, ho offerto n. 8 bottiglie di Passito Moscato (come spetta d’usanza a tutti i nuovi arrivati) e andando dal col. Toti a brindare alla sua salute, questi contraccambiò l’augurio, bevendo alla salute del babbo. Di più mi disse che aveva ricevuto una lettera da casa mia, dove ci diceva, che tutti stavano bene. Ciò m’ha fatto molto piacere perché ancora non ho ricevuto posta da nessuno. Pazienza! Speriamo! Un mio collega m’ha detto che il caporale Bandiera della 7ᵃ, ha una lettera mia. Ci andai, ma non era vero! In pochi giorni ho cambiato tanti indirizzi, che la metà saranno andate perdute!