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Autore

Giovanna Morelli

Anno

1989

Luogo

Francia

Tempo di lettura

7 minuti

Gianna, una vita di lotta

Organizzavamo la festa dell'8 marzo rionale e la partecipazione, sempre numerosa, alla manifestazione milanese. La nostra città ha visto cortei di più di 30.000 donne sfilare da Piazza Castello a Piazza della Scala.

L'ESPERI ENZA DELL'U.D.I. ...

 

la compagna Lina Guberti. Le donne di questo circolo sostennero grosse battaglie. Una delle più importanti fu ottenere l'eliminazione delle baracche in Piazza S. Teresa (in fondo a Viale Argonne, quelle riprese nel film "Miracolo a Milano") e delle casette prefabbricate in Viale Argonne e l'assegnazione di case decenti alle famiglie che le occupavano.

Formammo le Consulte Popolari, il Comitato per la Pace di Rione, raccogliendo migliaia e migliaia di firme contro la bomba "H", girando casa per casa. Fummo anche portate in Questura e al Commissariato di Via Poma e diffidate dal raccogliere firme.

Ci recavamo in Municipio o in Prefettura, a seconda 'delle competenze, per ottenere l'apertura di un ufficio postale, di una nuova scuola materna, il prolungamento della linea tramviaria e persino lo spostamento di una fermata del tram.

Organizzavamo la festa dell'8 marzo rionale e la partecipazione, sempre numerosa, alla manifestazione milanese. La nostra città ha visto cortei di più di 30.000 donne sfilare da Piazza Castello a Piazza della Scala.

Nel nostro rione la giornata dell'8 marzo era molto sentita; con pochi mezzi a disposizione ma tanta tanta buona volontà da parte di tutte le arniche del circolo Acquabella, preparavamo questa giornata, soprattutto per le donne anziane, che ogni anno l'attendevano con ansia. Il nostro quartiere era abitato da povera gente, c'erano tante case popolari, uomini e donne che vivevano solo dell'assistenza

E.C.A. Per poter raccogliere fondi ci mobilitavamo per tempo, girando per le case di amici e compagni. Raccoglievamo anche gli oggetti più strani e disparati (tazzine da caffè scompagnate, bicchieri, ecc.) che utilizzavamo per allestire delle "pesche" a 20 centesimi al numero. Se ci veniva offerto qualche oggetto di maggior valore, allestivamo delle lotterie, che rendevano di più.

Alcune di noi con lane usate preparavano cordoncini bianco-rosso­verdi e li utilizzavano per legare piccoli mazzolini di mimosa. Questi venivano manda ti, tramite i pionieri, alle donne, che ricevevano così un gentile omaggio nella giornata a loro dedicata.

Riuscimmo persino a raccogliere fondi per mandare, quale delegata del rione, una ragazza dell'A.R.I. (Associazione Ragazze d'Italia, aderente all'U.D.1.) al Convegno internazionale per la Pace, a Parigi.

Costituimmo anche una Cooperativa di consumo, la "Cooperativa Case Popolari", del cui consiglio direttivo fecero parte alcune nostre compagne.

Insomma,  nel  nostro  rione  l'U.D.I. era veramente  un forte organismo di massa che oggi, con mio grande dispiacere, non esiste più.

Mio marito, come ho già detto, era stato licenziato ai primi di settembre del '35 perché non iscritto al fascio. Dopo la guerra riprese a lavorare regolarmente con un rapporto contrattuale che gli per­ metteva di maturare il diritto alla pensione e di usufruire della Cassa Mutua. Il primo luglio '47 occupò il posto di Capo Ufficio Personale dell'Azienda Consorziale dei Consumi, che contava più di 20 spacci e circa 700 dipendenti.Per me e per la mia famiglia questo fu un periodo di tranquillità e di benessere, dopo ben dodici lunghi anni di privazioni e sacrifici.

... E QUELLA DELL'A.P.I.

 

Nel 1949 mi licenziai dall'E.N.I.C. e conseguentemente lasciai il sindacato. Mi sentii più libera facendo la casalinga ma fu una scelta sbagliata e ancora di più me ne rendo conto ora, pensando alla pensione che percepisco.

Mi diedi comunque subito da fare per formare un gruppo di Pionieri nel rione. Anche a Milano era infatti sorta l'Associazione Pionieri d'Italia. Il mio reparto fu denominato "4 Martiri" in memoria dei quattro giovani del Fronte della Gioventù uccisi, come ho già raccontato, il 6 gennaio '45 in Via Botticelli.

Questo reparto divenne uno dei più numerosi e attivi di Milano. Si sciolse verso la fine del '52-inizio del '53. In questo périodo cessò di funzionare anche la Direzione dell'Associazione Pionieri di Milano e provincia. Questa organizzazione era diretta dalla compagna Lidia Degrada e dal compagno Bruno Cremascoli e, a Roma, dal compa­gno Gianni Rodari prima e dal compagno Pagliariru poi.

Non avendo altri locali disponibili, eravamo costretti a portare i bambini nelle cantine per le loro attività di gioco e fu per questa ragione che non potemmo continuare questa attività. Questa decisione mi fece molto soffrire perché le più belle soddisfa­zioni politiche le ho avute proprio lavorando con i bambini. Diffusi "Noi Donne", "Vie Nuove", ecc., fino a quando non furono messi in vendita nelle edicole. L'Unità continuai a diffonderla per lunghissimo tempo, tutte le domeniche e tutti (giovedì, da quando usci la pagina della donna fino a quando fu soppressa.

Ho dato la mia attività a tutti i Festival de l'Unità, dal primo, ormai lontano, di Mariano Comense, all'ultimo al Monte Stella, oltre a tutti quelli organizzati dalla mia Sezione.

Sono stata rappresentante di lista o scrutatrice, a seconda delle esigenze del Partito, dalle elezioni del 1946 a quelle del 1975.

Mio marito, come ho già detto, era stato licenziato ai primi di settembre del '35 perché non iscritto al fascio. Dopo la guerra riprese a lavorare regolarmente con un rapporto contrattuale che gli per­ metteva di maturare il diritto alla pensione e di usufruire della Cassa Mutua. Il primo luglio '47 occupò il posto di Capo Ufficio Personale dell'Azienda Consorziale dei Consumi, che contava più di 20 spacci e circa 700 dipendenti.

Per me e per la mia famiglia questo fu un periodo di tranquillità e di benessere, dopo ben dodici lunghi anni di privazioni e sacrifici.

In questa giornata il compagno Tino Casali, Assessore al Comune di Milano e Presidente dell'A.N.P.I. provinciale, ha voluto premiarmi con l'Ambrogino d'argento del Comune di Milano e con una bellissima pergamena.

UN  OBBLIGO  MORALE: CONTINUARE

 

L’8 Marzo 1982. E' con profonda gioia e commozione che aggiungo queste righe alla mia modesta autobiografia di militante comunista e partigiana delle Brigate Garibaldi.

In questa giornata il compagno Tino Casali, Assessore al Comune di Milano e Presidente dell'A.N.P.I. provinciale, ha voluto premiarmi con l'Ambrogino d'argento del Comune di Milano e con una bellissima pergamena. La cosa che mi ha maggiormente commossa è la motivazione che accompagna questo riconoscimento, che sottolinea come in tutte le lotte sostenute io sia stata sempre affiancata dal mio adorato compagno Agenore. Questa premiazione in un certo senso mi "obbliga" a continuare a lottare e lavorare fino a quando la salute me lo permetterà. Dal 1955 sono Presidente della sezione A.N.P.I. "XXV Aprile". Dal '76 fa o parte del Consiglio Provinciale dell' A.N.P.I. e sono stata rieletta anche nei congressi dell'Sl e dell'86.

Ora ho più di 77 anni e sarebbe ora che mi ritirassi, ma il Partito, l'A.N.P.I., il Sindacato e il Consiglio di Zona sono parte della mia vita. Continuare a lavorare in queste istituzioni è anche un modo per non sentirsi soli e isolati, vecchi e inutili.

Gianna Morelli con l'Unità in mano
Gianna Morelli con l'Unità in mano