Autore
Mario TutinoAnno
1943 -1945Luogo
MilanoTempo di lettura
12 minuti[...] Ha piovuto durante la notte
23 febbraio 
La Signora De Maria ha scritto due espressi insistendo perché si vada a Suna. Mamma sta molto male. Partiamo Corrado ed io, alla 5,40 per Varese. Da Varese per la Valganna fino a Bosco V. Travaglia. Da Bosco a Cittiglio. Poi con un biroccino provvidenziale a Laveno. E da laveno ad Intra in barca. Siamo ad Intra alle 11,45. Una strana fortuna di coincidenze e di puntualità di orari ci ha assistito per tutto il viaggio che sembrava così difficile affrontare. Fanny aveva voluto che prendessi il plaid per ripararmi dal freddo. Ma anche in barca sul lago s'é avuta una così netta, sottile, tepida sensazione di primavera che n'era dispersa quasi, ogni tristezza per quello che ci attendeva a Suna. Corrado, alla voga, s'era tolta la giacca. Io mi godevo la sua salute, e la placida distesa azzurra dell'acqua, e il panorama incantato nelle leggere nebbie e nel sole. La fantasia si popolava di immagini facili e liete. Il cavallino bianco, pieno di vigore e di slancio che c'era apparso improvviso, al trotto, al posto di blocco di Cittiglio, trainante il provvidenziale biroccino, e che in una volata ci aveva condotto fino al lago, m'appariva ora libero e caro, nella fantasia, e come uno dei cavalli di De Chirico che - non sai perché - caracollano o accennano l'impennata in riva al mare.  In questo stato ho voluto ritardare alquanto l'incontro con la nostra povera inferma; come pauroso di riaccostarmi alla vita. Siamo saliti in via Frua verso le quattro del pomeriggio.  Terribile il primo incontro. Mammà, piccola, rannicchiata, infagottata nel plaid e in una coperta, piccolissima nella poltrona. La poltrona che non abbandona mai e che ora la uccide.  Nella stanzetta, atroce, accasciante, il fetore della cancrena.  Debbo fare uno sforzo terribile per abituarmi, ed esco una o due volte sulla terrazza, al sole. Ma poi riesco a starle accanto, mentre Corrado fuma la pipa e anche lei ne é tutta contenta, e insiste perché fumi ancora, che l'odore del tabacco le fa piacere. Evidentemente non si rende conto della gravità del male: numerosissime e profonde ulcere cancrenose causate dal permanere immobile in poltrona (é quasi un anno che non va a  letto), e dall'età tarda e dal freddo intenso della stagione invernale; il pericolo é - come ha detto il Dott. Ganoli  che lentamente la cancrena inquinando il sangue la ottenebri  e la spenga. La morte per saproemia. Bisogna lavare e lavare le ulcere, asportare quanta secrezione si può; e il compito é atroce. Ma ella non si lamenta che della smania che si sente addosso; e il caldo e il freddo; e il chiudersi nello scialle di lana, e il liberarsene, e il continuo annaspar delle mani; ma sorride. Conserva quella che é stata come una ragione di vita per lei: una linea di compostezza, una civetteria signorile. E non sembra dare alcuna importanza alla miseria alla repugnanza atroce del male. Sorride, sorride; e come io le dico che la trovo spiritualmente intatta, e ne elogio la memoria, ella é tutta felice. Dico a Corrado: falle recitare Leopardi, ed ella recita (e ne siamo stupiti) senza errore la Canzone a Silvia; poi - come Corrado chiede qualche altra cosa - recita un sonetto di Pascarella. Ed é tutta lieta che noi la ammiriamo.  Quando io resto solo con lei mi chiede notizie di tutta la famiglia, ad uno ad uno, delle mogli nostre, di ognuno dei figli.  Solo di Berto non chiede. E soprattutto vuol sapere di Nannina, se é affettuosa e se ama qualcuno. Chiede di Guido e dei suoi.  E...se Guido tornerà in Italia a guerra finita. E' così festevole e vivace che m'é parsa mai più amabile. E d'improvviso le vidi apparire accanto la donna giovane, bellissima, quale é nel ritratto che conservo di lei; ed anche più bella, quale ho in me nel ricordo più lontano dell’infanzia. E questa dolce e melanconica e grave, in piedi guardava l'altra, sempre più misera e rattrappita, e sorridente e puerile, persa nella tetra poltrona. L'altra che, all'improvviso parve veramente implorare da quel fantasma un sorriso, sollevando il capo, quasi a rovesciarlo indietro e sbarrando gli occhi, in un angoscioso smarrimento vago delle pupille violette e opache; senza sguardo. 
24 febbraio
Siamo tornati su in Via Frua questa mattina verso le 10.  Mamma era nella stessa disposizione d'animo festevole di ieri.  Ma é stato odioso, non dico penoso, dover parlare con la Signora De Maria delle disposizioni da prendere in caso di morte della povera creatura e che noi non potessimo venire in tempo.  Del vestito che dovranno metterle si parla e del tulle bianco che ella ha sempre usato per il collo e il petto e che non dovrà mancarle, e delle calze e delle scarpe che non si sa se le andranno più. Se ne può fare a meno ho detto. Ma sa - risponde la De Marie qui, é meglio ci siano. Noi diciamo che i nostri debbono camminare tanto tanto; e le donne che la vestiranno..... Ebbene, dico, faccia Lei. E che l'accompagnamento sia dignitoso e semplice.  La porterete in chiesa, farete dire una messa. Ah, certo....  dice la signora. Certo, a meno che ella, in un qualsiasi momento, non disponga risolutamente in altro modo, replico. Sua mamma, dice, non vuole a nessun costo sentir parlare di preti e di monache. Dice sempre: quando ce ne andremo da questo paese di bigotti? Infatti; e non disturbatela con nessuna pressione.  Rifletto: io non so veramente che cosa ci sia nell'animo di lei, di fronte al grande problema. Dovessi giudicare da poche parole sentite di quando in quando, negli anni e dalla sua assoluta costante lontananza dalla Chiesa, dovrei dire: né preti, né messe.  Ma ella non parla; non pronuncerà una parola a questo riguardo, fino alla fine. E allora io non posso disporre che così: si segua il rito, e si rispettino le usanze di quelli che restano e che oggi le sono più prossimi: umile gente di paese, che crede, che prega, e che solo così potrà accompagnarla e salutarla al suo scomparir nella terra.  E le orfanelle, dice la De Maria?  Si, ci siano anche le orfanelle.  Quando salutiamo mammà ché dobbiamo partire, la bacio tre quattro volte, come non facevo da anni innumerevoli. E forse ho fatto male, perché m'é parso sentirla stupita del fatto e muta....quasi  impaurita. Quando ho chiuso la porta della cameretta, dove ella rimaneva sola, e per un attimo ho ascoltato (silenzio greve) m'é parso davvero di aver sigillato una tomba.  Ritorno a Milano rapido, con mezzi di fortuna insperati.  Cessa l'allarme aereo su tutta la regione del lago, alle tredici circa. Ma la tranvia per Intra ha ormai un ritardo di tre quarto d'ora. Giungiamo ad Intra alle 14,15. E in barca a Laveno alle 15: non più in tempo per poter far conto di prendere il tram a Oittiglio. A piedi in soli quarantacinque minuti, validi anziani nonostante tutto, percorriamo i quattro chilometri da Laveno a Cittiglio. Qui, quando ormai disperiamo di arrivare in serata a Milano (ci siamo visti rifiutare un posto da tre quattro auto-  mezzi), ci accingiamo a fare un po' di merenda, un furgoncino che viene da Luino, di certo Níccolini, d'Arezzo, ci carica su e ci porta fino a Varese giusto in tempo per salire sul treno delle 16,10. Com'era bella la strada tra Gavirate e Comerio, ed oltre, con la veduta in basso, del Lago di Varese. 
25 febbraio 
Domenica. Sono stati da noi Maria e Agostino. Agostino mi ha portato copia della sua lettera al Ministro Turchi, firmata anche da Grottanelli e Bassoli, con cui i tre presidenti dei Comitati industria, della meccanica, della chimica e della siderrurgia si dimettono dalla loro funzione, in seguito alla constatata, comprovata certissima inutilità delle trattative condotte con le autorità germaniche per la tutela delle attrezzature industriali italiane. Passerò il rapporto a B. perché ne trasmetta il contenuto al Comitato di Liberazione. Per mio conto insisterò con B. su quello che credo il solo provvedimento utile da adottare. Una azione, come sembrava in progetto, contro il Col. Langhans non mi sembra utile a nulla. Ho dato le notizie che m'erano state chieste. Il domicilio a Costa Bissaga di questo ufficio ecc., ma ho anche fatto presente che una azione violenta poteva essere più nociva che proficua.  Un sequestro di persona, invece, poteva forse essere utile; in quanto si sarebbe potuto trattare la restituzione del catturato.  La cosa che a me sembrava e sembra più fruttuosa di ogni altra é invece questa. Persuadere il Comando alleato a far trasmettere ripetutamente e assai severamente il monito che " qualsiasi ulteriore distruzione delle industrie italiane, in qualsiasi settore verrà d'ora innanzi considerata crimine di guerra, e i responsabili, dall'ambasciatore al capo della armata tedesca in Italia, dal capo dei guastatori all'ultimo dei guastatori esecutori degli ordini, verranno giudicati come criminali di guerra? Se é esatto quanto Agostino scrive sulla sua lettera che tutta la produzione industriale bellica italiana, di un anno, non rappresenta neppure una giornata della produzione industriale bellica degli alleati, distruzioni tedesche non hanno nessuna, proprio nessuna, benché minima giustificazione; non sono che sadiche violenze, barbarie e delitto. E come delitto vanno condannate e punite.  Si dice intanto che Kesserling abbia comunicato ai comandi in sottordine che, con le giornate di ieri, sono terminati i preparativi degli alleati sul fronte italiano per la nuova prossima offensiva. Lo stato delle strade, peraltro, e altre circostanze fanno prevedere che tale offensiva avrà inizio solo fra il 15 e il 20 marzo. I tedeschi intendono resistere rigorosamente.  Ho chiesto ad Agostino se aveva particolari pel trasferimento di Parri a Verona. Ne era infatti informato, e sapeva che il trasferimento era avvenuto in seguito al tentativo di liberazione di Parri da parte di Franchi. Franchi é stato fino a ieri qualche cosa come la " Primula rossa " del movimento di liberazione. Ora é catturato anche lui. L'ultima suo impresa che sembra mancata in seguito a tradimento e delazione, é stato questo tentativo di liberare Parri entrando di notte dai tetti, armato e travestito, con altri compagni, da S.S. Si trattava di sopraffare di viva forza sentinelle ed altri possibili incomodi. Purtroppo l'assalto era atteso. 
26 febbraio 
La radio di Londra ha detto ieri sera ed ha ripetuto oggi un annuncio di estrema importanza. Il Capo della Commissione di controllo in Italia, Macmillan ha annunciato sostanziali modifiche alle condizioni di armistizio, in quanto vengono aboliti gli organi di controllo “alleati” in tutta l’Italia occupata e vengono sostituiti da organi puramente consultivi. Nessun diritto hanno più gli alleati di intervenire nella nomina di funzionari dello Stato di qualsiasi grado, e il governo italiano può legiferare liberamente a quel che sembra – da ora in poi – in materia di politica interna. Inoltre viene ripetuta l’assicurazione circa l’assistenza che gli alleati daranno per rifornimenti all’Italia e per la ricostruzione delle industrie che gli alleati desiderano vedere risorgere nella misura più larga possibile. Per quanto siano generiche queste dichiarazioni, e per quanto si possa congetturare che esse siano fatte – tardivamente – in vista di nuova partita di debito prossima ad essere aperta e sottoposta agli italiani, esse sono confortanti. Tardivamente, dico, perché avrebbe giovato a tutti che gli angloamericani avessero compreso subito quanto si sarebbe avvantaggiata la causa antinazista da una immediata, fiduciosa, calorosa, e non lenta, avara e diffidente come è stata agli inizi e per lungo tempo – azione di riavvicinamento tra alleati e italiani. In ogni modo ci si sta avviando sulla buona strada. Speriamo non la si abbandoni più.