Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Privacy completa.

Logo Fondazione Archivio Diaristico Nazionale

Scheda di dettaglio

Autore
Nome cognome
Daniele Granatelli
Data di nascita
1941
Sesso
m
Luogo di nascita
Lodi
Livello di scolarizzazione
Frequenza media superiore
Mestiere/Professione
Direttore logistico
Diario
Consistenza
34 pagine
Natura del testo
Dattiloscritto: 4 Fotografie
Tempo della scrittura
1998
Estremi cronologici
1945 -1998
Provenienza geografica
Lodi
Soggetti
Abbandono Accoglienza Amicizia Dolore Famiglie Giovinezza Guerra mondiale 1939-1945 Infanzia Lavoro Migrazione interna Natura Nostalgia Periodo post-bellico Povertà Scuole Stabilimenti industriali Studio
Parole chiave
Adozioni temporanee Anpi Dopoguerra Mondo contadino Sofferenza

Sinossi

È una mattina di nebbia e pioggia fine che entra nelle ossa. L’autunno cala sulla città e la inghiottisce, la guerra è finita da poco, ma dà ancora forma ai pensieri e alla vita. Daniele ha quattro anni. Si trova alla stazione di Lodi con la mamma, davanti a lui un treno e un ragazzo con il fazzoletto rosso che organizza una folla di bambini in file indiane: i partigiani hanno messo in piedi delle reti di mutuo soccorso per affidare i bambini più bisognosi delle città lombarde alle famiglie della campagna emiliana. Ma tutto questo Daniele non lo sa. Se ne sta dritto nel suo vestitino, ricavato da un pastrano militare del padre disertore, tinto di blu, e guarda le sue generalità ricamate in rosso su uno dei taschini pettorali del giubbino, senza sapere cosa stiano a significare. Si sente fiero e tiene stretta nella sua mano quella della madre.

Poi d’un tratto il ragazzo con il fazzoletto rosso lo strappa dalla presa, lo solleva in aria e lo posa sul predellino del treno. Le ultime parole della madre che Daniele riesce a sentire, strozzate dalle lacrime: non ti muovere, aspettami che arrivo. Passeranno cinque anni prima che possa rivederla e sette anni prima che possa tornare a casa.

Daniele viene affidato a una famiglia di contadini di Massenzatico, nel reggiano.

In quel luogo Daniele scopre una campagna rigogliosa nonostante le tracce della guerra, il sapore di un pane che non è duro come quello di Lodi e rimane buono anche dopo sei giorni, i folti filari di olmi che reggono le vigne, il lavoro nei campi, una famiglia organizzata come una squadra, in cui ognuno ha il proprio ruolo e ci si aiuta tutti senza bisogno di parole. La benevolenza ruvida di quella gente fa nascere in Daniele sentimenti contraddittori di appartenenza e solitudine. E attraverso il racconto della sua nuova vita, Daniele narra in fondo il tormento dell’amore assoluto per la madre, un amore solitario, unilaterale, mai interamente ricambiato, un amore che però lo costituisce, che è una bussola di vita e ne determina le scelte, fino al sacrificio di lasciare la scuola in Emilia per tornare a vivere con la madre a Lodi, dove può tornare solo se accetta di lavorare. Daniele accetta, è così che ripara l’abbandono di sette anni prima, quando di anni ne aveva solo quattro.

 

La storia di Daniele ha vinto il PREMIO PIEVE SAVERIO TUTINO nel 2003 ed è stata pubblicata da Terre di mezzo nel 2004 in un volume dal titolo "Il sapore del pane".