Scheda di dettaglio
Piero Terracina
La memoria e la speranza
Un uomo di religione ebraica, arrestato a Roma nel 1944 e deportato ad Auschwitz-Birkenau a quindici anni insieme ai familiari, racconta gli orrori dei campi di concentramento nazisti e il proprio impegno di testimone di memoria.
Estratti Diario: 4
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Roma, 1944. Piero Terracina ha quindici anni quando viene catturato e condotto al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau insieme ai suoi familiari.
Piero racconta le persecuzioni e l’internamento nei campi di concentramento nazisti con uno sguardo lucido e crudo sulla brutalità dell’Olocausto. Sopravvive e al rientro si getta sul lavoro per non cedere alla disperazione, ma non è ancora giunto il tempo del racconto. Piero tace, evita di condividere ciò che ha vissuto, le poche volte che lo fa si accorge che le sue parole non suscitano interesse, semmai fastidio. Con il tempo però emerge la necessità di unirsi ad altre persone che hanno condiviso lo stesso destino, entra a far parte dell’Associazione Nazionale Ex Deportati (Aned). Piero scopre il potere salvifico della parola, del racconto, della memoria condivisa. Perché “la memoria non è il ricordo, il ricordo si esaurisce con la fine della persona che ricorda il suo vissuto. La memoria invece è un filo che lega il passato al presente, è proiettata nel futuro e lo condiziona”. Così si fa strada in Piero la decisione di dedicare la vita a diventare un testimone vivente, perché “testimoniare serva da monito per il presente”, per evitare il tragico ripetersi della storia.