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Autore

Matilde Cestelli

Anno

Inizio presunto: 1980-1989

Luogo

Roma

Tempo di lettura

6 minuti

Nuvole di ricordi

Nelle prime pagine di queste mie memorie tenterò di tessere una specie di rado e discontinuo canovaccio su cui "ricamare" i ricordi, dolci e amari, grotteschi e divertenti, che costituiscono un piccolo patrimonio familiare che io sola forse rammento e conservo e che potrà rappresentare un modesto dono per i miei nipoti.

Provengo da due famiglie della Roma papalina, di quelle che un tempo, erano scherzosamente chiamate "il generone", ossia una via di mezzo tra le aristocratiche famiglie romane dai nomi altisonanti che si perdono nella storia e la piccola borghesia; Il così detto "generone" era, pertanto, formato dalla nobiltà minore, da professionisti e da grossi proprietari terrieri.
Comincerò, quindi, piluccando qua e là tra le vicende di queste mie famiglie, sperando di riuscire a delineare il ritratto di un'epoca irripetibile e scomparsa e di fissare l'immagine di personaggi a me cari. E poi c'è un altro motivo per cui scrivo queste pagine: non so se saranno utili a qualche altro, ma a me si! Sento, difatti, il bisogno di riscoprire la creatura che sono stata, per conoscere i suoi aspetti più reconditi e i motivi per i quali la ragazzetta uscita da una famiglia conformista e, sotto certi aspetti, un po' chiusa, si è così differenziata dai suoi fratelli e quali contatti umani, quali vicende, l'hanno formata e maturata per farla diventare quella che é divenuta. Nelle prime pagine di queste mie memorie tenterò di tessere una specie di rado e discontinuo canovaccio su cui "ricamare" i ricordi, dolci e amari, grotteschi e divertenti, che costituiscono un piccolo patrimonio familiare che io sola forse rammento e conservo e che potrà rappresentare un modesto dono per i miei nipoti. Successivamente, invece, parlerò dl esperienze personalmente avute, di fatti di cui sono stata testimone o di vicende direttamente narratemi dai protagonisti, il tutto appartenente ad un periodo che molti non conoscono, altri tendono a dimenticare, quasi timorosi di doverne poi trarre regole di vita o moniti per gli sbagli che si vanno ripetendo.
Ho voluto intitolare queste pagine "Nuvole di ricordi" perché, come le nuvole, i miei ricordi vanno e vengono e, quando vengono, li fermo subito sulla carta per timore di perderli, così, come si fotografa una nuvola vai vagante che un momento c'è - pieno dopo scompare. Le nostre famiglie abitavano tutte al centro di Roma, anzi nel cuore di Roma": noi, a Piazza Paganica, al quarto piano di Palazzo Guidi, abitato esclusivamente da parenti o affini dal piano nobile all'attico; grandi scale a volta, pianerottoli imponenti corredati ciascuno, come unica concessione alla comodità, da cassapanche in noce; al di sopra della cassapanca del primo piano, troneggiava e troneggia tutt'ora sul muro un medaglione contenente il bassorilievo in stucco di una dolce testa di Madonna, di stile settecentesco, messa forse lì da un lontano parente prelato che non ho mai conosciuto. I nonni paterni abitavano in un vasto e luminoso appartamento all'ultimo piano di una casa in Via Santa Chiara il cui interno era intersecato da una serie di ghirigoranti corridoi su cui davano - le numerose stanze; dalla grande cucina, poi, una scala a chiocciola portava ad una serie di terrazze, unite tra loro da qualche gradino, da cui si dominava tutta Roma. Mi è stato raccontato che su quelle terrazze, il giorno di San Pietro, onomastico del nonno, si radunavano figli e figlie, parenti ed umici, in liete tavolate.

"La Madonnina mi avrebbe fatto la grazia...lo dicevate tutti...e allora...io...io poi mi sarei dovuta fare suora...ed io non voglio farmi suora..."

Nonno Pietro e Nonna Gigia li rammento poco o niente: anzi, più niente che poco e la loro immagine ln ritrovo più nelle vecchie fotografie che in un preciso ricordo, Come è bella la fotografia delle loro nozze d'oro! essi sono al centro, seduti: la nonna con un sorriso discreto, gentile, il nonno con il suo aspetto fiero, di vecchio gentiluomo che non si arrende..neanche avendo alle spalle cinquant'anni di matrimonio! E attorno a loro i nove figli: tutti lì, con il proprio compagno o compagna accanto! Fanno coppia e concludono il semicerchio, situati all'estrema destra, la zia Bianca e lo zio Riccardo i due scapoloni della famiglia. Da tutti i loro visi traspare una compiaciuta dolcezza: è il 1914; i cavalli dell'apocalisse sono ancora lontani. Chi, invece, ricordo bene, è lo zio Checco, un fratello del nonno che viveva con lui; molto alto, con grandi baffi bianchi, che pungevano terribilmente; forse perché il ricordo è legato ad un suo gesto generoso e gentile. Quando avevo quattro anni, per l'incuria di un famoso professore, dopo un'operazione di lieve peso, il mio piede sinistro fu così strettamente ingessato da far sopravvenire la cancrena; gli assistenti del famoso professore, in quei giorni assente, non osarono togliere di loro iniziativa il gesso in assenza del "maestro"; lo fece togliere "d'autorità" mio zio Mario Montechiari, anche lui medico. Purtroppo, il suo intervento giunse tardi: il mio piede rimase mutilato. Il fatto commosse profondamente anche lo zio Checco e, visto che gli uomini avevano fatto un così gran guasto, offerse alla mamma i mezzi per portarmi a Lourdes: sperava che la Madonna potesse rimediare. Bene: successa qualcosa che, anche a me, protagonista, sembra quasi incredibile: la mamma era pronta a partire; papà, lieto di questa sia pur: vaga possibilità, mi diceva: Vedrai che la madonnina ti farà guarire! Ed io, giù a piangere disperata, gridando:
- Non voglio...non voglio...partire...
Inutilmente cercarono di convincermi:  il "non voglio andare" rimase inesorabile e quando me ne domandavano il motivo, scuotevo la testa caparbia, ripetendo: "Non voglio..." Il viaggio, naturalmente, non ebbe luogo e lo zio Checco ci rimase male (ed è forse per questo che lo ricordo così bene) , ma solo molto tempo dopo i miei genitori riuscirono a farmi confessare l'effettivo motivo del rifiuto: "La Madonnina mi avrebbe fatto la grazia...lo dicevate tutti...e allora...io...io poi mi sarei dovuta fare suora...ed io non voglio farmi suora..."
Ma forse, chissà ? fu merito di quell'evento e di quel rifiuto se poi ho affrontato la vita con coraggio, superando ogni possibile handicap morale e materiale. In definitiva, si vede che, con quel rifiuto avevo "accettato" la mia menomazione e la Madonna, in modo meno appariscente, ma più sostanziale, la grazia forse me l'aveva fatta davvero.