Autore
Leda CossuAnno
2012Luogo
Nuoro/provinciaTempo di lettura
5 minutiTracce femminili di lavoro e di vita
La questione femminile.
Ricordo nel '78 Palma Gasparrini, la più giovane Assessora Donna, tenne un'assemblea all'ormai ex CA7, nell'ex Chatillon ora diventata Montefibre. Aveva un vaporoso vestito azzurro e un grande pancione, fu un'esperienza molto bella, c'era aria "di città", di vita civile. Parlò di Servizi, Consultori, di coesione delle donne e della città attorno ai nuovi Consultori.
Al sindacato stavamo ore a disquisire se "fosse corretto" fare il part time, la maggior parte riteneva di no, che avrebbe emarginato le donne. Io pensavo che le donne ... sarebbero state emarginate lo stesso, se fossero state costrette a perdere il lavoro a causa degli impegni famigliari ....Appariva in quegli anni lo spettro della Cassa Integrazione, molti erano entrati in profonda crisi, qualcuno tentò il suicidio. Le donne sarebbero state come al solito le prime a doversene andare, spontaneamente le donne si aggregarono, chiedendo che fosse salvaguardata la presenza femminile.. fu così solo in parte.
Era l'anno della Riforma Sanitaria e della Chiusura dei Manicomi. Stavano nascendo i Distretti e i Consultori. C'era il dramma della morte delle donne per procurato aborto e del mercato sugli aborti, in Italia e all'estero, soprattutto in Inghilterra. Oltre alle 150 ore mi sentivo impegnata su questo tema, partecipavo al lavoro di questi gruppi ed ero coinvolta nel lavoro di autoaiuto ... fino all'arrivo dei Consultori. Alcune ginecologhe, studentesse di medicina ne erano le promotrici.
è l'unica cosa preziosa
chepossediamo davvero,
l'unica cosa davvero "mia"
da lasciare in eredità.
Piano piano,
aforza di scegliere cosa tenere e cosa buttare
resta sempre qualcosa nelle mani,
qualcosa di se
da riporre con cura,
per lavorare ancora.
A ciascuno il suo lavoro...
Il lavoro su noi stesse
è l'unica cosa preziosa
chepossediamo davvero,
l'unica cosa davvero "mia"
da lasciare in eredità.
Per chi vuole raccogliere,
scegliere cosa tenere,
e lavorare ancora
su di se,
per tutto l'amore del mondo
Leda 8 marzo 2011
 
Nasce Marco nell'81
Io che pensavo avrei fatto un parto naturale, avrei ripreso il lavoro presto, avrei convissuto con una vita di famiglia e di lavoro....dovetti rinunciare a tutto questo.
La gravidanza era ad altissimo rischio, sia per il bambino che per me e non avevo altre soluzioni che affrontarla. Io non avrei abortito, pur considerando importante, oltre alla prevenzione, il diritto
all'assistenza ospedaliera per l'aborto ... ma in questo caso se anche avessi voluto non avrei potuto, sarebbe stato molto pericoloso per me, scoprii infatti di avere un'anomalia strutturale all'utero, cosa che mi costrinse al riposo assoluto, non solo per non abortire.. ma per non morire.
Feci la richiesta in fabbrica di gravidanza anticipata , inviai la documentazione ... ma l'ing. Cagnin non ne voleva sapere di "supportare" una mamma e fece quello che già aveva fatto con la mia compagna Carla... mi ostacolò con determinazione.
Mi inviò i controlli, rifiutò i certificati, mi costrinse a visite supplementari ... alla fine ne ebbi ragione, per fortuna , non senza il provvido aiuto della Dirigenza Ulss ... che questa volta in veste femminile ed occhi civili, seppure amministrativi, comprese immediatamente il problema.
Dopo la maternità provai a riprendere il lavoro.
Mio marito lavorava in Provincia e ottenne il primo permesso "per paternità" ... ancora prima che il Contratto Sindacale lo prevedesse.
Rimase a casa col bambino al posto mio. Ti innamori di un uomo, non è detto che sarà un buon padre, Roberto lo è stato. Ho scoperto con lui, più giovane di me di 5 anni il valore della paternità, non solo economico.
Meraviglioso ed accorto, ma per un bimbo prematuro ogni risorsa è "necessità" e Marco non cresceva.
Quando nacque Marco nell' 81, dopo un po' di tira e molla chiesi io nell' 84 la Cassa Integrazione. Il piano industriale di completare il ciclo produttivo, dalla chimica di base .... al confezionamento dei vestiti fallì ovunque, non solo a Marghera. Rimasi a casa e mai cassa integrazione fu spesa così bene: accudivo contemporaneamente mio figlio e assistevo mia sorella disabile gravissima. 24 ore non mi erano sufficienti.. dopo un po' arrivai a pesare 43 kili. Allora non c'era ancora la legge 104 per i disabili di cui avrei potuto usufruire per mia sorella, ma che non avrebbe risolto comunque la mia condizione e la Cassa Integrazione fu davvero provvida.