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Autore

Altero Ciacci

Anno

2021 -2021

Luogo

Siena/provincia

Tempo di lettura

10 minuti

Come la Bestina

Però successe questo, arrivò i russi, però l’ultima linea tedesca era sempre indietro, sempre più dietro. Noi si rimase fra la linea tedesca che si ritirava ma era sempre indietro e  qui era arrivato i russi, però i russi passarono avanti e noi ci si mise a seguì, d’andà indietro, perché se si stava lì per aspettà la linea russa che arrivava, i tedeschi c’ammazzavano perché dice “Te, andate di là, sapendo cosa vi abbiamo fatto, vi affiancate con i russi e combattete contro di noi!” E allora c’ammazzavano, e allora bisogna seguì. Dei patimenti, da stà sempre nascosti per un si fachiappa’. E allora si stava nei boschi, sempre nascosti nei boschi e si indietreggiava fintanto che non s’arrivò proprio alla linea russa.

Dopo si incontrarono gli americani, ma più avanti parecchio. Ma passò del tempo prima di trova’ gli americani.

Il primo russo quando arrivò i russi, poi viddero noi sbandati, la cavalleria russa, loro ‘un ci fecero niente di male.

Erano a cavallo, però sparavano. Mitragliatrici, avevano tutto. Bravi, per davvero. A noi ci diedero ordine “Via dal mezzo, via, qui no!! Noi camminare voi, là!”

Non ci fecero camminare lndietro, no. Di fianco.”Andate da parte. Un ci state a occupa’ la strada. Noi dobbiamo anda’ avanti!”

Lo videro subito che eravamo prigionieri. Poi c’erano anche dei russi con noi, prigionieri. C’erano tanti di russi prigionieri anche lì. E allora ci mandarono di flanco. E allora andando di fianco c’era un affare abbandonato che era stato bombardato, mi pare una stazioncina. C’era sempre due vagoni che erano sempre boni. Pioveva, si disse “Andiamo in questi vagoni”. Però erimo liberi, un ci guardava nessuno, bastava un si move. Dopo quando vennero i iussi per davvero, il fronte russo, che passò i tedeschi, noi erimo nel bosco, ‘un ci presero, ci riuscì salvassi. Parecchi l’ammazzarono, ma noi, parecchi ci siamo salvati. I russi, poi, ci dissero che noi ‘un ci si doveva move, si doveva sta lì fermi. Loro ‘un ci facevano niente, da mangia’ ‘un ce lo davano “v’arrangiatevoialtri, andate dalle famiglie a chiede’, andate per le campagne, mangiate”. L’ufficiale russo lo disse, parlava bene anche l’italiano. “Basta che ‘un ci venite a dà noia per le strade, perché noi dobbiamo fa’ l’occupazione, abbiamo bisogno di transitare, non si vole gente sparsa. Fermi! State fermi lì e un vi dà nola nessuno”. Ci siamo stati quasi dueanni fermi, lì a questa stazione, però il giorno erimo liberi, lì che seino vivi. S’andava per i campi a cerca , si camminava parecchio, chilometri e chilometri a cerca’ roba da mangia’. La notte si dormiva in questo vagone. Al primo saremo stati duecento poi piano piano siamo rimasti una cinquantina. Tutti italiani c’erimo.

Si poi quando ci si incontrava nei campi, la notte, nei boschi quando il fronte non era animato, l’ultima linea tedesca, si sentiva i soldati “C’è nessuno italiano? c’è nessuno italiano?” Il primo ero io a ulla’. “Si io so italiano” “Da dove?" “Toscano! Io so’ toscano” “Di dove?" Di Montepulciano, quell’altro d’Arezzo. Poi trovai uno “Io so’ dl Siena!” dissi “Di Siena so’ anch’io, ma di dove?” “Di città, io so’ di città” “Ma senti, di dove?” “Abito aiQuattro Cantoni, lo sai quali so’?” Ne sapevo una sega io, Siena ‘un la conoscevo. Erarichlamato lui, era del 1910.

Si chiamava Aldo. Carli Aldo si chiamava. Stava ai Quattro Cantoni, e con lui ci siamo seguiti fintanto ‘un siamo arrivati a Siena, sempre a piedi.

Dopo due annì è arrivato un ufficiale russo, s’era bell’e incrociato con l’americani.Quando è arrivato l’americani, ‘un si so fermati lì. Avanti, avanti verso Berlino. E i russi vennero in qua. “Porco cane" dissi “e qui che banda è?” Pareva che dovesse comincia’la guerra fra Russia e America. A quei tempi lì dicevano che ora quando finisce coitedeschi comincia la guerra fra Russia e America. E invece no. Ognuno cercava di fa’ l’occupazione più che poteva, perché dove arrivava con l’occupazione diventava lui padrone della zona. E allora ‘un si fermarono, s’incrociarono, ma quello avanti di lì equello di là. E allora poi, fatto tutta questa faccenda, diede l’ordine questo qui... Venne l’ufficiale russo e ci disse che “da questo momento in poi, siete liberi, liberi, a casa,andate a casa”. “E’ un discorso anda’ a casa!” “Come si fa a anda’ a casa?” Un c’era niente. Insomma erimo liberi, si poteva anda’ via e ‘un cl faceva niente nessuno. Attenzione però c’era sempre le pattuglie tedesche che ‘un s’erano arrese! Quelli proprio fascisti. Gli venisse...Una notte c’hanno sparato. C’era sempre una batteria contraerea lì, erano nel bosco, pioveva e c’era uno che si sentiva male, male, porino, male, era di Mantova. Però s’aiutava, dissi “Guarda si sente male, c’è nessuno, avete niente?” Uno fa “io c’ho due patate” e allora dissi “Diamoglele a quello lì, porino. Si sentisse un  pochinomeglio, domattina può darsi che riparte con noi”. "Ascoltate" dlssi “qui sotto", erimo in mezzo al bosco però sotto c’era un fiumiciattolo, un fosso. Sentivo l’acqua “glugluglu",camina’ l’acqua. Dissi “io c’ho sempre la gavetta. Ascolta, io vo’ a piglia’ una gavettad’acqua, guardate se accendete un pochino di foco voialtri, tanto qui c’è il silenzio. Gli sicociono”. Perché se gli si da cruda, la patata, porino, more subito. E allora questi qui siriunirono, saremo stati una cinquantina di soldati perché erimo un branco sempre tutti insieme. Accendino il foco, appena acceso il foco, io ero giù che pigliavo l’acqua, sentofa “trrrrr", la mitragliatrice io cane, c’era la batteria contraerea lì fra il bosco, lì a diecimetri. C’avevano sentito, videro la fiamma, aprono il foco io cane e quelli lì porini “ahhh"quello si lainentava, quell’altro si lamentava. E io invece lungo il fosso, il fiume via! Scappo fra quelle siepi fra quelle macchie, tutto bucato. Un ci risaltai sopra perché sebalzo sopra ammazzino anche me. Andai via e quelli li lasciai lì, li persi tutti, ‘un l’ho più ritrovati, che fine hannofatto ‘un lo so. Forse saranno morti, quelli feriti so rimasti lì, che fine hanno fatto ‘un lo so.

Siamo tornati in Italia a piedi. Poi seguitando, giorni dopo, ci si ritrova con altra gente più avanti, altri soldati, ci si riuniva un’altra volta.

Dal vagone partii il 4 di febbraio e arrivai di maggio del ‘46. Tre mesi e mezzo ci misi. Partii il 4 di febbraio earrivai il 22 maggio a casa.

Tutte le Alpi a piedi.

Non mi rendevo conto che ero a casa mia. Io ‘unn’ero convinto che ero a casa mia. Una notte deciso, scappo dal letto, via! Parto a piedi, tornavo in Germania, a fa’ la guardia ai tedeschi.

Quando so’ arrivato a casa il mi babbo s’è mezzo svenuto. Però il mi’ babbo avendo fatto la guerra

mondiale parino... perché io ero quasi un mese che ero a casa, ‘un mi rendevo conto che ero a casa, io ‘un mi rendevo conto. M’affacciavo alla finestra “Eppure quella pianta lì...”, l’avevo vista c’ero nato lì, “’un c’era, quell’altra ‘un c’era”. Non mi rendevo conto che ero a casa mia. Io ‘unn’ero convinto che ero a casa mia. Una notte deciso, scappo dal letto, via!

Parto a piedi, tornavo in Germania, a fa’ la guardia ai tedeschi. Perché in quei campi di sterminio dovec’ero stato io, quando arrivò i Russi, ci zepparono i tedeschi là dentro. Io li vidi! Uno perdeva sangue, un tedesco, lo zepparono là dentro quei campi di sterminio dove c’ero anch’io. E io m’ero fissato di anda’ a fagli la guardia io. Ritornavo in Germania a piedi. Il mi’ babbo avendo fatto la guerra mondiale, por’omo, era pratico dei dispiaceri, lo capì e allora prese la bicicletta e venne a cercammi e mi trovò a Modanella, passato le Serre di Rapolano, prima d’arriva’ al Calcione. Ero bell’e arrivato là la notte. “Ma do’ vai, do’ vai, do’ vai, vieni a casa, vieni a casa”. E allora mi fece ritorna’ a casa e poi mi fece ricovera’ a Siena all’ospedale. E lì m’hanno curato, m’hanno curato l’orecchio, perdevo sempre...c’eia venuto il marcio, il pus, un lavoro...e le ferite m’hanno curato. Insomma so’ stato tre mesi a Siena, sempre fisso lì, e poi due mesi a Sinalunga. Cinque mesi all’ospedale. E m’hanno rimesso a posto, la testa, se Dio vole. Lì per lì m’ero oramai fissato, convinto che ‘unn’era casa mia, la memoria m’eraandata via, invece, poi grazie a Dio...

Eh il mi’ babbo quando mi rivide...quel1’altro il mi’ fratello era sempre soldato...

Perché lui poi lo prese l’americani. Siccome lui era nell’autocentro e mandava il camion, e lui poifaceva il servizio di anda’ a piglia’ i prigionieri al confine su al Brennero, al confine coll’Austria perportalli in Italia, quelli che rientravano a piedi. C’era l’autocolonna americana, il mi’ fratello era uno di quelli col camion, faceva i viaggi, da lì le portavano a Ancona. Potevo incontra’ il mi’ fratelloporco diavolo, e invece no, io feci tutto a piedi!