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Autore

Altero Ciacci

Anno

2021 -2021

Luogo

Siena/provincia

Tempo di lettura

9 minuti

Come la Bestina

E noialtri appena erimo arrivati subito, “ordine di spoglierli, aiutarli a spoglierli, levare i panni”. “Wasser, wasser”, “Devono andà a lavassi”. Si, a lavassi, si. Bisognava aiutarli a spoglierli, noialtri che c’avevano preso per facci lavora’, avevano già fatto un po' discelta.

Noi si dovevano gnudà, appena s’erano gnudati, finito il gioco, con la pala meccanica lispingevano

dentro, poi chiudevano il portone, aprivano il gas, dopo due minuti tutti morti.

Successe lì che ci smistarono. Lì nel baraccone che metà era pieno di gente lassù, e noialtri invece si rimase a metà di questo gran capannone, era di plastica, no di muro ma insomma un altro materiale. Sì rimase a metà quaggiù da parte. Dopo venne l’ordine, venne l’interprete “Italiani, solo italiani, avanzare in fila indiana lungo le pareti” di questo capannone “Venire avanti, solo italiani, una fila di là e una di qua”

Perché quelli da metà in su, erano tutti mescolati, ce n era tanti, che roba era non so, soldati, borghesi. A noi c’avevano dato un carrettino, tutti italiani, quaggiù appena erimo arrivati, col filo, ci s’aveva anche noi il filo, si doveva sta lì dentro. Poi siamo sortiti, unpò di qua e un pò di là e venavanti. Quando siamo arrivati in fondo, cera due tedeschi e faceva “Te là, te là da quell’altra parte” e quell’altro lo stesso “Te di qua” “mah che faranno?”. Ora poi s’arriva in fondo che erimo finiti, passati tutti noialtri italiani,quelli che erimo lì. Quelli di là li prese il tedesco e li portò via da quella  parte di là. Io c’ho da risapello anche oradove so andati a finì. Può darsi siano andati meglio di me, senz’altro. A casa ‘un ce l’hanno mandati di sicuro. E noialtri i invece hanno fatto la scelta lì.

Hanno fatto una scelta, un pochi da una parte e un pochi da un’altra. E me, mi fanno passa’ dentro una stanza, lì dove c’ho una fotografia, lì che mi fecero una fotografia, poi mi diedero un librettinopersonale con la mia fotografia e nella fotografia c’ho il numero di matricola, che tanto è vero là michiamavano mai a nome, sempre a numero di matricola.

Non so se il libretto mi è rimasto a Viareggio. Perché quando ero là a Viareggio, poi so venuto a Asciano, là ‘unn’é come qui che ‘un ci pensa nessuno, là gli interessava sape’ queste cose qu1, allorami facevano tante di quelle domande che a me se ‘un me le facevano non mi sembrava vero perchéhanno voluto vede’ tutti i documenti, c’ho le lettere timbrate, del lavoro, tutto, tutto.

Allora mi fecero questo librettino, il numero di matricola e tutto, tramite quel numero di matricola mi hanno trovato e mi è arrivata anche la famosa medaglia, io come hanno fatto un lo so a mandammela, a me se mi mandavano 10000 euro, vaffanculo la medaglia, che me ne fo, la butto via!

Ad ogni modo quella scelta lì mi parse curiosa, perché non erano tutti prigionieri. A me al primo mimise al giacchetto “Krieg fante(?)” che vorrebbe dì che noi elimo al massimo, finito il lavoro miammazzavano.

Poi al primo dovevo levagli i vestiti, ma lì s’è durato quel treno lì, poi quando arrivavano altri treni, a fa quel lavoro lì non più, allora mi toccava a piglia’ i morti nelle camere a gas, quelli già righiacciati, e portalli dov’era la fossa laggiù dove era chiamato la shoah, dove si seppelliva i morti col carretto. Erino furbi i tedeschi perché erimo quattro, ogni carretto, erano tre carretti, erimo quattro omini che si portava questo carretto a carica’ i morti e portalli laggiù, però ci mettevano di quattro nazioni, che pure ‘un siparlasse fra di noi, ‘un ci s’intendesse, perché sennò ci si consigliava. D’italiano ero solo, l’altro era polacco, quell’altro era greco…insomma tutti di altre nazioni, non si doveva parla’.

 

 

E a me mi parse curioso quando vidi quello scherzo lì. A quella signora gli fece uno sfregio nel petto, con lo sciabolino, quel tedesco, arrabbiato, poi una spinta e la portò via di là. E quel bimbetto. Ma noi col carretto a dritto. Guai se mi fermavo mi sparano.

A spoglie questa gente solo a quel treno lì mi toccò, poi arrivava sempre altri treni e mi mandonno aporta’ via i morti col carretto, erimo tre carretti, tre squadre, quattro per carretto. S’andava dove c’era il forno crematorio bell’e righiacciato, dopo il gas bisognava fallo righiaccià, magari sotto c'erano sempre quelli che respiravano un pochino, porini, perché c’erano ammassati.

Per porta’ via questi morti dove si portavano a sepoltura, bisognava passa’ davanti a dove c’era una sfilata d’ebrei tutti con quel cappellino tondo, vestiti bene, famiglie e tutto. E quando vidi quella parte lì mi prese un colpo dissi “preferisco mori per ‘un lo rivede”’. Non si doveva guarda’. Perché c’era uno stradellino e noi bisognava per forza passa’ di lì e lì c eia il muro dove c’era i forni crematori. Fa lì nel corridoio di fori al muro, c’era una sfilata d’ebrei, famiglie co’ i bimbetti, mogli, tutti vestiti bene, 1’avevano portati lì per ammazzalli. E con la coda dell’occhio, non ci si doveva ferma’, non si doveva guarda’, silenzio, perché la guardia ti vedeva, ti spara se ti fermi. Camuffata con delle frasche, questa stradina, si passava vicino, a dieci metri da dove c’era questi ebrei, tutti sfilati, che aspettavano di esse bruciati. Nel mentre si passava là, io ero dall’altra parte che spingevo il carretto, con la coda dell’occhio, ‘un vidi là un tedesco a una signora, aveva un bimbino in braccio, gli leva questo bimbetto, avrà avuto tre o quattro anni, glielo cava di braccio e poi lo sciabolino “zum” gli cosa la pancia, poi lo tira là, come butta’ là un sasso. “Oddio!” dissi e a quella donna uno sfregio, poi la prese a spinge e la portò da un’altra parte, la su’ mamma eh, e c’era anche il su’ babbo. Sì. La su’ mamma la portò daun’altra parte, a brucialla da un’altra parte magari.

Con i loro abiti, loro erano vestiti da signori. L’ebrei erano vestiti bene. Vestiti scuri, col su’ vestito scuro, il cappellino un po' rotondo, scuro, la su’ camicetta. Vestiti proprio bene. Ma erano tanti, non erano mica piccolini. E c’erano anche le famiglie. C’erano di quelli che c’avevano la famiglia dietro, perché portavano via tutti, se entravano in una casa di ebrei i tedeschi ‘un ci lasciavano nessuno, portavano via anche i figlioli. E a me mi parse curioso quando vidi quello scherzo lì. A quella signora gli fece uno sfregio nel petto, con lo sciabolino, quel tedesco, arrabbiato, poi una spinta e la portò via di là. E quel bimbetto. Ma noi col carretto a dritto. Guai se mi fermavo mi sparano.

Noi si pigliavano dalla camera a gas, che la camera a gas quella lì era di dietro a questo baraccone,bisognava fa’ il giro dietro a questo fabbricato, poi c era questa stradettina, perché dove seppellivano era più giù, più avanti, e la camera a gas era di là. Però gli ebrei erano in questa parte qui e noi per anda’ alla camera a gas, per forza bisognava fa’ il giro di dietro a questo casamento e passa’ di lì che questo stradellino che era in questa parte qui dove c’era anche questi ebrei nel corridoio che aspettavano peresse’ bruciati, senz’altro, perché dovevano esse’ bruciati, saranno stati un centinaio. Tutti, tutti... c’è il muro e poi c’è il muro, lì all’aperto, una specie di corridoio, fuori eh, no dentro, lì di fuori. E io vidi quello scherzo lì, così con la coda dell’occhio, mentre spingevo il  carretto, guardavo un pochino: Madonna! Quando vidi fa’ quel verso dissi “Madonnina, hanno ammazzato quel bimbetto! Come mai, come mai?”. ‘Un mi rendevo mica conto come mai. E poi l’ho visto come mai! Dio ‘un le faccia prova’! Dissi, “ma che gli farà quel bimbino, che colpa avrà quel ragazzino, ebreo!”. Poi vidi che i più anziani lo sapevano: “è che quello era ebreo vedi, così e così...” “E se era ebreo, che 1’ammazzate così?”. Quelle so’ idee... una delinquenza così ‘un s’ammette! ‘Un si può fa’ una cosa così! E noi si tirava al nostroviaggio, sempre quello lì e basta.

Sempre dalla camera a gas alle fosse comuni.