Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Privacy completa.

Logo Fondazione Archivio Diaristico Nazionale

Scheda di dettaglio

Autore
Nome cognome
Elsa Crevatin
Data di nascita
1923
Sesso
f
Luogo di nascita
Salonicco
Livello di scolarizzazione
Laurea
Mestiere/Professione
Medico funzionario
Diario
Consistenza
129 p.
Natura del testo
Dattiloscritto: 2 Allegati
Tempo della scrittura
2011 -2012
Estremi cronologici
1923 -1954
Provenienza geografica
Grecia
Soggetti
Alleati anglo-americani Armistizio dell'8 settembre <1943> Colonie Ebrei Emigrati politici Emigrazione Famiglie Fascismo Fuga Giovinezza Guerra mondiale 1939-1945 Infanzia Lavoro Migrazione interna Partigiani Periodo post-bellico Profughi istriani Rifugi Scuole Sport
Parole chiave
Gioventù italiana del littorio Lazzaretto Titoismo
Luoghi del racconto
Croazia Grecia Parenzo Pisa/provincia Roma Salonicco Tirrenia Trieste
Crediti immagine di copertina
Un ritratto di Elsa Crevatin.

Elsa Crevatin

Da una terra all'altra

La storia di una donna esule tre volte.

Sinossi

Elsa Crevatin nasce a Salonicco da genitori italiani nel 1923. I nonni di Elsa, da parte di padre di origini mantovane e istriane, da parte di madre maceratesi, approdano alla fine dell’Ottocento in quello che all’epoca è ancora l’Impero ottomano, in cerca di una vita migliore.

L’infanzia di Elsa è gioiosa, le giornate hanno come orizzonte il mare, l’atmosfera che si respira è aperta e cosmopolita. In casa di Elsa si parlano tante lingue quante sono le persone che vi abitano: si passa dalla lingua materna, l’italiano, alla lingua di vita, il greco, e non mancano il turco, il francese e lo spagnolo.  

Nel 1941 la famiglia viene espulsa dal territorio a causa di un accordo preso tra lo stato italiano e quello greco, in seguito alla campagna italiana di Grecia: Elsa chiude per sempre la porta della grande casa dalle tante lingue in cui è cresciuta. Nessun membro della famiglia vi farà mai ritorno. Si rifugiano in Istria, a Parenzo, città di cui è originario il nonno paterno di Elsa e dove ancora vive una zia. Parenzo ricorda Salonicco, ci si potrebbe ricostruire una vita, allentare la morsa dei ricordi. Rimangono però a Parenzo poco più di due anni. All’arrivo dei Titini lasciano un altro pezzo delle loro origini e, per la seconda volta, fuggono per sempre.

Trovano riparo a Trieste, anche Trieste è una città di mare, anche a Trieste si potrebbe restare, ma anche a Trieste Elsa e i genitori assistono all’arrivo dell’esercito di Tito. Elsa racconta con dovizia di dettagli e vibrante lucidità il destino degli esuli: prima quello degli italiani costretti ad abbandonare la Grecia, poi quello degli istriani di lingua e cultura italiana costretti ad abbandonare l'Istria. Tra i ricordi di Elsa vi sono i drammatici massacri delle foibe e i quaranta giorni di Trieste, altra città dalla quale Elsa si separerà per riprendere gli studi di medicina a Modena, dove tutt’ora vive.