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Autore

Elsa Crevatin

Anno

2011 -2012

Luogo

Grecia

Tempo di lettura

5 minuti

Da una terra all'altra

Ho speso alcune ore per ripercorrere le sue strade principali, le strade il cui nome mi è più familiare, la mia strada, ove era ubicata la mia casa non lontano dal mare.

Tutti, credo, amano il luogo ove sono nati anche se non per loro scelta. Se, poi, il luogo è famoso per bellezze naturali, per storia o per figli suoi illustri, all 'amore si aggiunge un pizzico di orgoglio. Questo non sarà sfuggito a chi mi sente parlare di Salonicco. Tanto per cominciare ilnome italiano dice ben poco della sua etimologia, mentre dice tutto il nome greco "Thessaloniki", cioè "Vittoria sui Tessali". Questo è il nome che Filippo il Macedone diede alla sua bambina per ricordare l'esito felice di una sua operazione di guerra. La bambina, divenuta grande, andò sposa a Cassandro, generale, amico, erede (diadoco) di suo fratello, Alessandro Magno. Cassandro volle costruire sul mare una nuova città per trasferirvi la capitale della Macedonia, che fino ad allora era stata Pella, e in onore e per amore della sua sposa la chiamò Thessaloniki. Era il 316 a. C., sembra una favola, ma è storia, una storia così lunga e complessa che io non potrei, né saprei; raccontarla tutta. Racconterò alcuni flash della memoria, relativi alla mia prima giovinezza vissuta in quella città, ricordi ravvivati dal fatto che proprio di recente un'amica, cui mi lega un feeling particolare, mi ha regalato una piantina di Thessaloniki. .. Ho speso alcune ore per ripercorrere le sue strade principali, le strade il cui nome mi è più familiare, la mia strada, ove era ubicata la mia casa non lontano dal mare. E con il mare si prendeva confidenza fin da piccoli, tanto più che le spiagge erano libere e chi aveva casa proprio sulla riva non esitava ad ospitare gli amici. Oggi questo non sarebbe possibile perché la "Paralìa", cioè il Lungomare , è stato prolungato fino all'estremo limite della città e la nuova strada che s'interpone fra le  nuove case e l'acqua   favorisce  il passeggio , ma non la balneazione. In giugno, appena finita la scuola, cominciava la grande frequentazione del mare. Mister Abbot, un amabile signore inglese, aveva la sua casa immersa in un boschetto di pini marittimi senza nessuna recinzione della sua proprietà. Si poteva liberamente accedere alla spiaggia ghiaiosa. lo, figlia unica, approfittavo dei numerosi fratelli della mia amica Fuly, che fungevano da nostri "tutori". Perché non ci stancassimo in lunghe nuotate, calavano in acqua una trave da costruzione alla quale si aggrappavano i più piccoli, mentre i più grandi la sospingevano al largo a suon di braccia e di gambe. Il tutto formava un allegro e strano natante! Per andare a scuola percorrevo una strada per un lungo tratto parallela al mare. Un ampio spazio non ancora edificato mi consentiva di godere per qualche minuto di una visione che serbo sempre nel cuore. Nelle limpide mattine d'inverno, al di là del golfo, si scorgeva il monte Olimpo illuminato dal sole che dava alle nevi un vago color rosa. Rallentavo allora il passo perché mi piaceva immaginare tutto quello che la mitologia ci raccontava essersi svolto su quel monte.

Poiché eravamo abbastanza giudiziosi ci era consentito arrivare fino ad una pasticceria non tanto vicina a casa dove potevamo gustare il nostro dolce preferito. Un grande triangolo di pasta sfoglia farcito di crema. Che importanza può avere questo insignificante particolare nel corso di una vita? Eppure ce l'ha.

Avevo questi momenti "romantici ", pur essendo una bambina che non esitava a partecipare ai giochi dei maschietti (cerchi, palloni, tzilika, tzumaka ..) e che si divertiva ad  arrampicarsi sugli alberi o a scavalcare i muretti di cinta dei cortili piuttosto che allungare il percorso per entrare dal cancello . Amavo i miei compagni di scuola coi quali ero cresciuta fin dall'asilo, ma finito l'anno scolastico li perdevo di vista e tornavo ad essere sola. Perciò, fui felice quando, proprio addossata alla nostra, venne costruita un'altra casa unifamiliare subito occupata da una famiglia greca con tre figli, il primogenito maschio e, di dieci anni più giovani di lui, i gemelli Anna e Giorgio, della mia stessa età. Va da sé che diventammo subito amici. Appena liberi dagli impegni scolastici, io frequentavo la scuola italiana ed essi quella greca, ci trovavamo per giocare o per fare merenda o per chiacchierare. Eravamo diventati un terzetto inseparabile e intanto crescevamo e poiché eravamo abbastanza giudiziosi ci era consentito arrivare fino ad una pasticceria non tanto vicina a casa dove potevamo gustare il nostro dolce preferito. Un grande triangolo di pasta sfoglia farcito di crema. Che importanza può avere questo insignificante particolare nel corso di una vita? Eppure ce l'ha. Quando nel 1997, dopo cinquantasei anni di separazione, anni pieni di vicissitudini infinite, di impossibilità di comunicare, di totale assenza di notizie, ci siamo ritrovate Anna: ed io,ella mi è venuta incontro con un gran vassoio di "trìgona", i dolci triangoli delle nostre passeggiate domenicali. Neppure lei aveva dimenticato!