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Scheda di dettaglio

Autore
Nome cognome
Raffaele Favero
Data di nascita
1945
Sesso
m
Luogo di nascita
San Memete CO
Livello di scolarizzazione
Frequenza universitaria
Diario
Consistenza
146
Natura del testo
Dattiloscritto: 7 Formato Digitale: 1 Originale autografo: 1 Fotocopia originale: 1 Formato Digitale: 1 Fotografie
Tempo della scrittura
1967 -1983
Estremi cronologici
1967 -1983
Provenienza geografica
Como/provincia
Soggetti
Amore Armi chimiche Bombardamenti Burocrazia Carceri Cavalli Cinema Commercio Comuni agricole Detenzione Distruzione Documentari Emigrazione Famiglie Fede Figli Folclore Fotografia Islamismo Lavoro Matrimonio Misticismo Religiosità Soldi Usi e costumi Viaggi
Parole chiave
Allevamenti di bestiame Desiderio di libertà Guerra russo-afghana Hippies Inquietudine Luoghi Mujahiddin Scrittura giovanile Servizi fotografici Tradizioni

Raffaele Favero

Rafiullah: via da Milano tra i mujaheddin

Una rivisitazione unica e toccante del viaggio verso Oriente via terra della gioventù freak degli anni ’70.

Rafiullah: via da Milano tra i mujaheddin
Lettere di Raffaele Favero fotografate da Luigi Burroni.

Sinossi

Milano, 1967. Raffaele ha ventidue anni, vive a Milano con la sua famiglia. Ha frequentato il liceo scientifico, ma non gli interessa proseguire gli studi, fa parte di un gruppo musicale (i Profeti), legge e si appassiona all’Oriente, come molti suoi coetanei.

Nell’autunno del ‘67, Raffaele decide di lasciare tutto e partire, alla ricerca di sé stesso e forse di una verità più grande, insoddisfatto della vita borghese che potrebbe permettersi a Milano, per lui troppo stretta. Così, mette in moto la Citroën 2CV e inizia il suo viaggio. Andare in India via terra è un’abitudine comune per la gioventù dell’epoca, ma Raffaele rivisita questa tendenza in modo profondamente personale: prima dell’India incontra l’Afghanistan e se ne innamora. Passa lì un lungo periodo, poi vi torna alla fine del viaggio, s’installa, vive di quello che può (e continua a chiedere soldi a casa), impara il pashtu, si converte all’Islam, che professa come religione di pace, fratellanza e felicità, diventa amico dei mujaheddin, vive in mezzo a loro, si trasforma in Raffiulah. Quando torna a Milano, ci torna senza cuore, ché il cuore da quel viaggio in poi l’avrà sempre fuori sede. Alcuni anni dopo conosce Jill, una ragazza australiana con cui condivide la passione per il Medio Oriente. S’innamorano, si sposano, si trasferiscono in Australia e hanno tre figli, senza mai rinunciare al loro vivere ardendo. Nel 1980 Raffaele torna in Afghanistan per documentare dall’interno la resistenza all’invasione sovietica. Fa avanti e indietro dall’Australia, dove vivono la moglie e i figli, ma dall’ultimo viaggio in Afghanistan non tornerà: morirà nell’autunno del 1983, schiacciato da un carrarmato sovietico. Sarà seppellito a Urgun dai compagni mujaheddin, con gli onori che si riservano ai martiri.

 

Le lettere di Raffaele hanno vinto il PREMIO PIEVE SAVERIO TUTINO nel 2005 e  sono state pubblicata da Terre di mezzo nel 2006 in un volume dal titolo "Rafiullah".