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Autore

Piero Campisi

Anno

1986

Luogo

Brescia

Tempo di lettura

8 minuti

La Pecheronza

Un giorno, in un momento di riposo, avevo con Giacomo ingenuamente tentato di tratteggiare i lineamenti di quella che avrebbe dovuto essere la nostra società nel dopoguerra, senza più il Fascismo.

Così, con un ultimo bagno di sangue e con Feste da kermesse popolare, si era letteralmente entrati in un mondo nuovo. Avevamo cercato di raffigurarcelo più volte, questo mondo diverso, ch'era sembrato inafferrabile, quando eravamo in montagna. Un giorno, in un momento di riposo, avevo con Giacomo ingenuamente tentato di tratteggiare i lineamenti di quella che avrebbe dovuto essere la nostra società nel dopoguerra, senza più il Fascismo. Eravamo distesi in un prato, Era gli alti fili d'erba, poco prima della falciatura e sotto una meravigliosa cupola azzurra di un bellissimo cielo d'estate. 
"Mai più armi e divise - aveva detto Giacomo - anche i vigili urbani dovranno fare il loro lavoro in borghese. Chi l'ha scritto che debbono indossare una divisa?".
"E i ferrovieri?". 
"Anche i ferrovieri: basta una placchetta, un distintivo". 
"E con gli ex fascisti, come la metteremo?", domandai. 
"Dovranno pagare secondo quello che hanno fatto. Valletta più di tutti, dopo Mussolini naturalmente". 
"Mussolini si sparerà una rivoltellata prima di essere preso?". 
"Cercherà di scappare; si metterà i baffi finti, gli occhiali e una parrucca e tenterà di passare per un vecchio signore. Non é meglio dei suoi generali e colonnelli". 
"Ma se apre la bocca... chi non conosce la sua voce?". 
"Imparerà a stare zitto. Pensa quanta gente é morta per le sue parole.  Se fosse stato zitto a suo tempo, molti giovani sarebbero ancora con noi". 
"Ma chi governerà dopo la guerra?", domandai. 
"I lavoratori, ne hanno pieno diritto. Sono sempre stati fregati e sono quelli che hanno più diritto di tutti a governare il paese. Durante la grande guerra li hanno mandati al macello e poi li hanno fucilati, invece di fucilare i generali coglioni. Poi li hanno spediti in Abissinia e in spagna, sempre al macello. E infine in Russia e in Albania. Credo che molti generali, finalmente, dovranno saldare il conto. E il re per primo, quel Figlio di puttana". 
"Avremo una repubblica?". 
"Una repubblica socialista. I Badoglio debbono scomparire, magari davanti a un plotone di esecuzione. L'otto settembre ci hanno lasciati senza ordini, senza capi, con la fascia azzurra a tracolla davanti alle caserme, mentre arrivavano i tedeschi. Quando ci penso...". 
Rise. 
"Quando ci penso mi vien da ridere, perché mi é andata bene. Mi vedo ancora, con la divisa nuova da ufficiale, i gradi vistosamente d'oro, la fascia azzurra e una grande responsabilità. I soldati avevano fiducia in me, la loro vita era, in fondo, nelle mie mani ed io ne sapevo quanto loro, perché alla scuola militare mi avevano insegnato un bel niente.  Capisci dove si era arrivati?". 
"E se, finita la guerra, incontrassi il tuo colonnello sotto i portici, che faresti?". 
"Lo prenderei a pedate e lo porterei in questura. Quella gente deve pagare. Come i Fascisti".

Avevamo ancora negli occhi e nella mente tante atrocità dei fascisti. Come quelle fatte a Gaetano Castiglione. Chi lo conosce Gaetano Castiglione? Chi ha pianto per la sua fine? Chi si é indignato per quello che gli hanno fatto?

Si, qualcuno pagò; ma mica tanti. Un paio di gerarchi finirono davanti al plotone d'esecuzione al poligono di tiro a Mompiano e il più feroce rastrellatore fascista, Ferruccio Sorlini, venne ucciso più tardi soltanto perché un carabiniere gli sparò una raffica di mitra in Corte d'Assise, durante il processo. La banda Sorlini ne aveva fatte di tutti i colori, specializzandosi in pestaggi, torture e assassinii, al di fuori e al di sopra, persino, della pseudo-legalità fascista.  Le vicende di Piazzale Loreto, con Mussolini appeso a testa in ai resti di un distributore di benzina, fecero sensazione e piacere anche fra noi, ci mancherebbe altro. Credo che nessuno torse il naso per la sceneggiatura. Per Mussolini e qualche altro nulla apparire "troppo". Avevamo ancora negli occhi e nella mente tante atrocità dei fascisti. Come quelle fatte a Gaetano Castiglione. Chi lo conosce Gaetano Castiglione? Chi ha pianto per la sua fine? Chi si é indignato per quello che gli hanno fatto?  Non so come, ne quando, Gaetano Castiglione arrivò da noi, negli ultimi tempi della nostra permanenza nelle baite di Frondine.
“Mi tenete con voi?”, disse.
“Vuoi fare il partigiano?”.
“Si. Ma senza combattere; senza armi”.
“Questa è bella. Che ci fai qui se non vuoi la armi?”.
“Sono con voi, con tutto il cuore. Voglio aiutarvi, Ma permettete che rimanga così come mi vedete, senza un’arma”.
Era vestito coi resti miserandi di una divisa militare. Anche lui, come molti, era stato colto dall’otto settembre mentre faceva il soldato, in un reggimento di fanteria, ed aveva girovagato per paesi e vallate prima di finire in Valle Trompia. Siciliani, non poteva pensare di raggiungere la sua terra e la sua casa.
“Sento che debbo fare la mia parte - aggiunse – che non si può e non si deve stare alla finestra. Sono disposto a tanti sacrifici: ma non vorrei sparare e uccidere. Perciò vi chiedo di non darmi un arma”.
Rimase con noi, disarmato. Era attivissimo e ogni giorno voleva andare lui a prendere l’acqua coi secchi; ogni mattina accendeva il fuoco nel camino e provvedeva al rifornimento della legna. Se c’era da comunicare qualcosa al comando, si offriva d’andarci. Insomma, si dava da fare per dimostrare di essere utile anche se non voleva portare un’arma. Quando, dopo il grande rastrellamento dell’agosto 1944, decidemmo di snellire il gruppo, perdemmo di vista Gaetano Castiglione che si aggregò ad un altro gruppo della brigata, il “VT1”. Poi ci raccontarono la sua fine, avvenuta pochi giorni più tardi, agli inizi di settembre. Castiglione si era trovato. All’alba del 5 settembre, circondato da soldati tedeschi insieme ad altri quattro partigiani. Quel gruppetto cercò di resistere, anche per permettere ad altri di mettersi in salvo. Ma venne rapidamente sterminato a colpi di mortaio. Quattro i morti. Castiglione, ferito, al riparo di una roccia, recupera le armi e le munizioni dei compagni morti e resiste. Alla fine, quando i tedeschi raggiungono la sua posizione, cerca di difendersi persino con un coltello da caccia. Lo prendono e lo portano in paese, a Collio. Vogliono da lui informazioni e lo picchiano, aggravando le sue ferite. Gaetano Castiglione non parla. Allora gli spezzano, uno dopo l’altro, tutti gli arti e, quando si rendono conto che stanno perdendo il loro tempo, lo impiccano all’albero di un viale.

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La guerra, particolarmente negli ultimi mesi, aveva tanto indurito i cuori che anche notizie come quella della bomba atomica su Hiroshima non provocavano grandi reazioni.

Ecco, anche, perché la fine di Mussolini non ci impressionò. Caso mai ci fu del rimpianto perché pochi erano i gerarchi appesi insieme a lui a quel distributore e, soprattutto, perché mancava Rodolfo Graziani.
Fece scalpore, invece, il racconto sulla tentata fuga di Mussolini in Svizzera con cappotto ed elmetto da tedesco. Una conclusione, cioé, che deludeva definitivamente chi poteva avere ancora qualche residuo di simpatia per lui. La guerra, particolarmente negli ultimi mesi, aveva tanto indurito i cuori che anche notizie come quella della bomba atomica su Hiroshima non provocavano grandi reazioni. La mattina del sette agosto i giornali parlarono del lancio su Hiroshima avvenuto il giorno prima quasi come di una notizia di normale amministrazione: a due o tre colonne in fondo alla prima pagina. Centoventimila morti di un botto non impressionavano e neppure la novità dell'ordigno usato, che avrebbe sconvolto i rapporti nel mondo, veniva doverosamente recepita. A Dresda, del resto, pochi mesi prima, un bombardamento aereo "tradizionale" non  aveva forse provocato duecentocinquantamíla morti, forse anche di  più....? La guerra ci aveva abituati a tutto.